La solita figura di nichel
Immaginate che un faccendiere talmente autorevole da essere soprannominato Marchese del Grillo intenda saldarvi un debito miliardario con un tronchetto di nichel srotolabile. Chiamereste la Neurodeliri o più banalmente la Guardia di Finanza, come hanno fatto dei privati a Vicenza, appena il Marchese ha provato ad appioppare un tronchetto della (sua) felicità anche a loro. Invece il Comune di Roma ci è cascato come un tordo e da anni custodisce un groviglio di fili come se valesse 55 milioni, mentre vale 40 mila euro. La truffa sarà stata ben congegnata, con tanto di certificato di garanzia emesso da una società svizzera, che sui nostri provincialoni fa sempre un certo effetto, ma qualche sospetto sulla salute morale e mentale dell’amministrazione capitolina ci assale.
Non è questione di colore politico: prima della Raggi, che adesso dovrà gestire il danno della voragine finanziaria e la beffa di una figuraccia planetaria, ad abboccare all’amo di nichel del Marchese erano state giunte di destra e di sinistra. La fonte di ogni iattura è il presepe burocratico a cui hanno contribuito tutti i partiti in decenni di assunzioni pilotate. Il tronchetto sarà transitato sul tavolo di un funzionario probabilmente colluso, di un altro sicuramente incapace e di un terzo che avrà lasciato perdere per indolenza. (Ci pare di sentire la sua voce: «ma-che-me-frega-amme»). E nessuno che nemmeno per un secondo abbia pensato che quei soldi, essendo nostri, fossero anche suoi.