Paura per Bossi, è in rianimazione L’incoraggiamento della politica
Malore in casa, è stato trasportato in elicottero a Varese. Oggi il bollettino dei medici
Il malore, la caduta, la paura. L’hanno trovato svenuto nella sua casa di Gemonio, gli occhi sbarrati, la respirazione faticosa. Il medico rianimatore, arrivato con l’elisoccorso, l’ha così subito sedato e intubato. Il drammatico pomeriggio di Umberto Bossi è poi proseguito in volo verso l’ospedale di Varese. Rianimazione. «Sono in corso accertamenti necessari a individuare le cause del malore», hanno fatto sapere con molta prudenza i dottori. «Evento neurologico acuto», è stata la diagnosi trapelata informalmente. Forse un attacco epilettico che gli ha fatto perdere i sensi.
E mentre il fondatore del Carroccio veniva sottoposto a una tac che escludeva un’emorragia cerebrale, fuori dell’ospedale si rincorrevano le voci più allarmate che paventavano un nuovo ictus o un’ischemia, con una coda di neri presagi. Ma erano tutte ipotesi senza un riscontro certo. L’unico dato sicuro è la storia clinica del Senatùr oggi settantasettenne che nel 2004 fu colpito da un ictus. L’ospedale varesino di Circolo è stato comunque preso d’assalto dai cronisti. «Rivediamoci domattina verso mezzogiorno per un aggiornamento», ha rinviato la direzione sanitaria facendo così trasparire un cauto ottimismo.
Messaggi di vicinanza sono arrivati dagli amici di sempre e dai big della politica. «A Umberto auguri di pronta guarigione!», si è affrettato a scrivere il vicepremier Matteo Salvini. «Coraggio vecchio leone, siamo tutti con te», è stato il tweet a caldo dell’amico Roberto Maroni che con lui fondò il Carroccio. In serata, Maroni si è detto «sollevato per le sue condizioni... Fortunatamente non ha avuto quello che temevamo nei primi momenti». Dal salotto di Bruno Vespa, l’augurio di pronta guarigione è stato invece di Silvio Berlusconi che ha voluto ricordarlo con affetto: «Brava persona, leale, siamo amici e io gli voglio bene».
Accanto a Bossi, la moglie Manuela. Per la quale lui ha sempre avuto parole di grande riconoscenza. «Se non ci fosse stata lei durante la malattia non so come avrei fatto», ha più volte ricordato in questi anni in cui ha dovuto fare i conti con le conseguenze di quell’ictus. Era la notte tra il 10 e l’11 marzo 2004 ma allora non perse conoscenza. «Avendo studiato Medicina, in ambulanza avevo provato a muovere braccia e gambe e funzionava tutto. Invece, quando mi sono svegliato non funzionava più niente», aveva raccontato in un’intervista a Vanity Fair.
Quel giorno la sua vita cambiò. «Sono stato obbligato a cambiare. Prima io non ero mai stato malato. Prima ero una belva, potevo stare anche una settimana senza dormire, senza mai fermarmi, girando le piazze d’italia. Fumavo due pacchetti di sigarette al giorno. Adesso fumo il toscano e so che se esagero può saltare tutto». La nuova vita di Bossi è quella di un politico meno bizzoso, più riflessivo: «Ho imparato a guardare solo alle cose importanti. Riesco a essere distaccato, a non farmi travolgere».
Nella memoria ha stampato una grande emozione, provata quando tornò a casa dopo l’ospedale, a Gemonio: «Prima di arrivare c’è una curva strettissima. Abbiamo girato e ho visto la Manuela. Mi sono messo a piangere».