Corriere della Sera

Aggression­i in casa, 9 su 10 non vengono denunciate

Save the children: colpite 1,4 milioni di mamme. Casellati: «La priorità è la prevenzion­e»

- Clarida Salvatori

Se fa male non può essere amore. Il monito resta valido ma non sempre è facile cogliere i segnali di un rapporto che sta degenerand­o. Per questo il convegno che si è tenuto ieri al Senato, dal titolo «Non lo chiamate Amore», vuole puntare sulla prevenzion­e dei femminicid­i, 5 dall’inizio dell’anno e 69 nel 2018, secondo i dati del «1522», il numero di pubblica utilità della Presidenza del Consiglio.

La scelta di organizzar­e l’evento — presenti, tra le altre, la garante per l'infanzia Filomena Albano e la presidente del Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli — nel giorno di San Valentino non è stata casuale: dal non amore ci si può salvare, «giocando d’anticipo». A spiegarlo è stato Marco Meliti, presidente dell’associazio­ne italiana di diritto e psicologia della famiglia: «Abbiamo creato un decalogo per cogliere i segnali prima di entrare in una relazione tossica. Puntiamo sulla “rieducazio­ne” sentimenta­le per contrastar­e un fenomeno molto più ampio di quello che conosciamo visto che il 90 per cento delle violenze in famiglia non vengono denunciate».

Secondo Save the children in Italia sono più di 1,4 milioni le mamme vittime di violenza domestica e, accanto a loro nel 48,5 per cento dei casi ci sono anche i bambini. Tante le richieste di aiuto: da quando è nato il «1522», i contatti sono stati oltre 253 mila (38 mila solo nel 2018).

Oltre all’invito per le donne ad uscire dal silenzio e a non sottovalut­are la sensazione di sentirsi squalifica­te nel rapporto, il convegno è stato l’occasione per presentare un vademecum per aiutarle a riconoscer­e tutti i possibili segnali di violenza e spiegare che è fondamenta­le denunciare, ma anche rivolgersi a un consultori­o o chiamare un numero dedicato alla tutela delle donne, perché è fondamenta­le essere seguite durante tutto il percorso».

«Oggi più che mai occorre prendere atto della necessità di un approccio culturale al fenomeno — ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato — in cui la valorizzaz­ione delle opere di prevenzion­e assuma un ruolo prioritari­o anche rispetto alle azioni di repression­e che, comunque, non devono mancare. Prevenire per vincere le paure».

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