La protesta dei coltivatori di ulivi
Piazza Santi Apostoli a Roma si è trasformata in una macchia arancione grazie a migliaia di gilet scelti dagli olivicoltori del Sud come simbolo della loro protesta. A terra hanno steso i rami degli ulivi spezzati dall’ultima gelata e dalla Xylella. Il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio ha promesso un decreto ad hoc.
© RIPRODUZIONE RISERVATA problema dei posti di lavoro».
Ma quel ddl «non è la Bibbia», dicono ora Saltamartini e Dara. Anzi, per la presidente di commissione il testo «si discosta molto dalle sette proposte». Meglio «un nuovo confronto con le realtà associative, anche per rivalutare gli effetti sull’occupazione». Si torna quindi al punto di partenza? No, dice Saltamartini: «Il testo resta quello, ma vogliamo avere riscontri dalle parti sociali al fine di garantire il più ampio confronto».
Il mondo del commercio esulta. Meno i sindacati. Che contavano sul governo (in particolare sulla compagine gialloverde) per avere un numero minimo di festività e domeniche con la saracinesca abbassata. «Il ddl Lega-m5s era una sintesi tra posizioni difficilmente compatibili — prende le distanze Fabrizio Russo, della segreteria Filcams Cgil —. In audizione ribadiremo quanto già detto. E continueremo con le mobilitazioni». Durissimi i Cobas: «Già quel testo era pessimo — dice Francesco Iacovone —, ora si torna alla casella di partenza: è un gioco dell’oca
Confesercenti
«Con gli altri stiamo cercando una posizione comune che agevoli il legislatore»
sulla pelle di 3 milioni di lavoratori e l’ennesima promessa non mantenuta da Di Maio».
«Speriamo con le nuove audizioni di essere più efficaci — ironizza Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione —. Certo, difficile trovare mediazioni, questo ddl è un punto di partenza molto distante». Anche il presidente di Confimprese Mario Resca di mediazioni non vuole sentir parlare: «Bisogna mantenere le cose come stanno». Per l’amministratore delegato di Végé, Giorgio Santambrogio, la decisione delle forze di governo era inevitabile, vista la mobilitazione di produttori, commercio e consumatori: «Potrei capire che si introduca qualche festività con i negozi chiusi. Ma le domeniche non vanno toccate». Anche Confesercenti, l’organizzazione più critica rispetto alle liberalizzazioni, accoglie con favore i tempi supplementari del confronto: «Assieme alle altre organizzazioni del commercio stiamo cercando una posizione comune che agevoli il legislatore — dice il segretario generale Mauro Bussoni —. Le nuove regole dovranno tenere conto che in questi anni le abitudini dei consumatori sono cambiate. E anche della vocazione turistica di molti territori».