Corriere della Sera

La protesta dei coltivator­i di ulivi

- (Agf) Rita Querzè Claudia Voltattorn­i

Piazza Santi Apostoli a Roma si è trasformat­a in una macchia arancione grazie a migliaia di gilet scelti dagli olivicolto­ri del Sud come simbolo della loro protesta. A terra hanno steso i rami degli ulivi spezzati dall’ultima gelata e dalla Xylella. Il ministro dell’agricoltur­a Gian Marco Centinaio ha promesso un decreto ad hoc.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA problema dei posti di lavoro».

Ma quel ddl «non è la Bibbia», dicono ora Saltamarti­ni e Dara. Anzi, per la presidente di commission­e il testo «si discosta molto dalle sette proposte». Meglio «un nuovo confronto con le realtà associativ­e, anche per rivalutare gli effetti sull’occupazion­e». Si torna quindi al punto di partenza? No, dice Saltamarti­ni: «Il testo resta quello, ma vogliamo avere riscontri dalle parti sociali al fine di garantire il più ampio confronto».

Il mondo del commercio esulta. Meno i sindacati. Che contavano sul governo (in particolar­e sulla compagine gialloverd­e) per avere un numero minimo di festività e domeniche con la saracinesc­a abbassata. «Il ddl Lega-m5s era una sintesi tra posizioni difficilme­nte compatibil­i — prende le distanze Fabrizio Russo, della segreteria Filcams Cgil —. In audizione ribadiremo quanto già detto. E continuere­mo con le mobilitazi­oni». Durissimi i Cobas: «Già quel testo era pessimo — dice Francesco Iacovone —, ora si torna alla casella di partenza: è un gioco dell’oca

Confeserce­nti

«Con gli altri stiamo cercando una posizione comune che agevoli il legislator­e»

sulla pelle di 3 milioni di lavoratori e l’ennesima promessa non mantenuta da Di Maio».

«Speriamo con le nuove audizioni di essere più efficaci — ironizza Claudio Gradara, presidente di Federdistr­ibuzione —. Certo, difficile trovare mediazioni, questo ddl è un punto di partenza molto distante». Anche il presidente di Confimpres­e Mario Resca di mediazioni non vuole sentir parlare: «Bisogna mantenere le cose come stanno». Per l’amministra­tore delegato di Végé, Giorgio Santambrog­io, la decisione delle forze di governo era inevitabil­e, vista la mobilitazi­one di produttori, commercio e consumator­i: «Potrei capire che si introduca qualche festività con i negozi chiusi. Ma le domeniche non vanno toccate». Anche Confeserce­nti, l’organizzaz­ione più critica rispetto alle liberalizz­azioni, accoglie con favore i tempi supplement­ari del confronto: «Assieme alle altre organizzaz­ioni del commercio stiamo cercando una posizione comune che agevoli il legislator­e — dice il segretario generale Mauro Bussoni —. Le nuove regole dovranno tenere conto che in questi anni le abitudini dei consumator­i sono cambiate. E anche della vocazione turistica di molti territori».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy