LA LEZIONE (PER TUTTI) DELLA FRATTURA MADRID- BARCELLONA
L’Italia è pronta ad aumentare le autonomie regionali, ma prima di farlo farebbe bene a considerare la lezione che viene dalla clamorosa frattura tra Catalogna e resto di Spagna. All’origine di questa crisi c’è un fenomeno che si racconta in pochi numeri. Nel 2000 la Catalogna mandava a Madrid 29 deputati tra socialisti e popolari. Nel 2016 ne ha espressi appena 13. Gli elettori catalani nel frattempo non erano diventati tutti indipendentisti tant’è che i deputati di partiti esclusivamente regionali sono saliti appena da 16 a 17. I voti che erano delle formazioni maggiori sono andati a sinistra del Psoe (la marca locale di Podemos) e in senso più «spagnolista» del Pp (Ciudadanos). In più il programma dei diversi partiti si è radicalizzato. I catalani invece che autonomia, soldi e privilegi per la regione come hanno fatto per decenni, ora chiedono l’indipendenza tout court. Gli altri reagiscono con denunce, processi e commissariamenti. Ogni partito fa legittimamente gli interessi dei propri elettori, ma se chi governa a Madrid non riceve voti da Barcellona tende ad ignorarne sentimenti ed interessi. Il risultato è uno scontro controproducente per gli interessi generali, ma vantaggioso in termini di voti per i più estremisti. In Italia oggi il governo giallo-verde è ben compensato tra una Lega più forte al Nord e un M5S più forte al Sud e la stagione separatista di Bossi è stata archiviata da Salvini. Ma la politica cambia in fretta: all’inizio di questo decennio, non nel Paleolitico, volevamo copiare il sistema elettorale spagnolo perché «garante dell’alternanza tra due grandi partiti e quindi della stabilità». Le regole di voto a Madrid sono rimaste identiche, ma la stabilità è perduta e oggi il primo ministro Pedro Sánchez annuncerà probabilmente elezioni anticipate. Saranno le terze in 4 anni e con scarse prospettive che ne esca un governo capace di risolvere il conflitto secessionista. L’autonomia avvicina la politica ai cittadini, ma il Paese che c’è dietro, se vuole restare unito, deve essere omogeneo, altrimenti, presto o tardi si disfa.