Alitalia, allo Stato oltre il 50% Avanti con Delta-easyjet
Di Maio: entro marzo il nuovo piano. Il nodo del prestito ponte
Servirà almeno un miliardo di euro per far ripartire Alitalia, due miliardi nei prossimi 3-4 anni, orizzonte del piano industriale che Ferrovie dello Stato studierà con i partner Delta Air Lines ed easyjet, scelti per il negoziato in esclusiva. Alitalia torna così ad essere pubblica, considerando che il controllo della nuova società sarà in mano allo Stato. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ieri ha chiarito ai sindacati che Tesoro e Ferrovie potrebbero «avere insieme una quota superiore al 50%». Fonti parlano del 55%, in cui FS deterrebbe una partecipazione del 30% e il restante 25% sarebbe del Tesoro. Finora si era ipotizzato il 15%, come conversione del debito in capitale di una parte del prestito ponte da 900 milioni (ai quali bisognerebbe aggiungere gli interessi) che il governo ha concesso al vettore per garantire l’operatività. La conversione chiama in causa la Commissione Ue che ha già aperto un’indagine su Alitalia con l’ipotesi di aiuto di Stato e potrebbe aprirne un’altra se la conversione non si verificherà «a condizioni di mercato», come prevede la disciplina sulla concorrenza. Da Bruxelles un funzionario fa notare che «serviranno più mesi per analizzare il dossier Alitalia».
I due partner, Delta ed easyjet, dovrebbero detenere al massimo il 40%, ma la quota è oggetto di negoziato prima della firma dell’accordo previsto per la metà marzo, propedeutico alla stesura del piano industriale che potrà concretizzarsi dopo l’ok dell’antitrust che dovrebbe arrivare tra giugno e settembre. Resterebbe un altro 5% che potrebbe essere detenuto da un’altra azienda pubblica. Di Maio ha parlato di un possibile coinvolgimento di Cassa Depositi, come prestatore per l’acquisto in leasing di aerei (l’età media dei velivoli, esclusa la divisione regional Cityliner, è di oltre 13 anni) e non come azionista.
Sul fronte angloamericano Delta Air Lines continua a tacere sull’operazione, ma da Atlanta una fonte confida al Corriere che la «situazione — compreso l’ambito politico nazionale — viene attentamente monitorata». Intanto l’ad di easyjet Johan Lundgren ha scritto mercoledì sera ai dipendenti che la procedura «richiederà tempo» e che «l’esito non è scontato». Poi, rivolgendosi al personale basato in Italia, ha avvertito che «nei prossimi giorni leggerete diverse speculazioni sui giornali e noi non le commenteremo». Ad attirare l’attenzione del personale di volo della low cost sono anche le ricadute finanziarie e sui piani di sviluppo in Italia. Sulla nomina del prossimo ad sarebbe Delta a individuare il manager, ma la nomina ufficiale toccherebbe a FS.