Essere abbandonata, abbandonarsi Le metamorfosi di Arianna (oggi)
Il nuovo romanzo di Chiara Gamberale (Feltrinelli) rilegge il mito e affronta la genitorialità
Ci sono scrittori molto concentrati su se stessi, la propria nonna, il proprio cane, il proprio paese natìo, e molto poco interessati al lettore, verso il quale nutrono un disinteresse prossimo al disprezzo. E ci sono scrittori che danno l’impressione di sedersi davanti a te e raccontarti una storia. Una storia che ti riguarda, che parla anche di te. Scrittori che del lettore si prendono cura, a cominciare dalla scelta dei titoli — era bellissimo ad esempio Le luci nelle case degli altri — e del linguaggio. Anche qui: ci sono scrittori che riescono a usare un linguaggio nello stesso tempo scolastico e presuntuoso. Altri che scelgono le parole di ogni giorno e sanno combinarle in modo da farle suonare del tutto nuove.
Chiara Gamberale appartiene a questa seconda categoria, come dimostra anche il nuovo romanzo — L’isola dell’abbandono — che Feltrinelli manda ora in libreria.
L’isola del titolo è quella greca di Naxos, che si trova sulla rotta fatale tra Creta e Atene. Qui fa tappa Teseo, che abbandona brutalmente Arianna per tornare in patria da solo. La pianta in Naxos: in asso. A quel punto il mito si biforca: c’è chi racconta che Arianna muoia di dolore e si catasterizzi, si trasformi cioè in una stella, identificando per sempre la propria figura con l’abbandono. E c’è chi, come Ovidio nelle Metamorfosi, sostiene che Arianna, smarrita e umiliata, a Naxos incontri Dioniso, che nasca fra i due una grande passione e che la ragazza diventi così una divinità.
Queste suggestioni scandiscono il romanzo e danno profondità a una storia che ha un respiro ancestrale e nello stesso tempo non potrebbe che essere ambientata oggi. L’isola dell’abbandono si apre infatti con la riunione di un gruppo di auto-aiuto per «genisoli» (così li chiama la Gamberale, con una delle invenzioni che segnano la sua scrittura), persone che si ritrovano a crescere da sole i loro figli. Fra loro, c’è la protagonista del romanzo, la nostra moderna Arianna. Anche lei, come la sua omonima, dieci anni prima ha amato un Teseo, Stefano, e anche lei è stata brutalmente abbandonata, proprio sull’isola di Naxos. Sempre lì ha incontrato il suo Dioniso, che ai giorni nostri diventa Di, «un uomo nuovo che dice quello che pensa come se non ci fosse alternativa» ed è sull’isola per occuparsi del ristorante che il nonno prima di morire gli ha lasciato in eredità. Ma, pur avendo l’occasione di essere finalmente e amata e compresa, Arianna è scappata da Naxos…perché? È una domanda che ha preferito non farsi mai, negli ultimi dieci anni. Però, nel momento in cui la incontriamo, è successo qualcosa che la costringe a quel contatto con se stessa che da troppo evitava: è diventata madre. Suo malgrado si ritrova dunque pronta a fare i conti con le diverse versioni del suo mito, e torna sull’isola dove è stata abbandonata da Stefano e dove non è riuscita ad abbandonarsi a Di.
I romanzi non si raccontano. Se ne possono cogliere spunti, suggestioni. Grazie alla tecnica di Chiara Gamberale, a cominciare dalla scrittura in prima persona, il lettore si ritrova a vivere con la protagonista tutte le vicende che l’hanno portata fino a quella riunione di genitori single: l’amore distruttivo ma potente per Stefano, il tentativo di salvarlo dal suo labirinto di perdizione, l’incontro salvifico con Di. Ma soprattutto si ritrova a vivere con lei le due grandi trasformazioni a cui è stata chiamata: quella a cui l’ha costretta l’abbandono di Stefano e quella che le ha regalato la maternità.
Le pagine della parte centrale e cruciale del libro, intitolata per l’appunto «In asso», sembrano scritte come in trance, tanto lo smarrimento della protagonista è descritto con empatia e verità, fino a diventare lo smarrimento di tutti noi di fronte a un distacco o a un lutto.
Ancora una volta, «de te fabula narratur». L’autrice parla (un po’) di sé, e il libro parla di noi.
Geografia
L’isola del titolo è quella greca di Naxos, che si trova sulla rotta fatale tra Creta e Atene
I «genisoli»
Tutto comincia con la riunione di un gruppo di auto-aiuto per padri e madri single