BAGLIORI DI CLASSE
L’appuntamento A Ferrara una mostra celebra il pittore dell’eleganza che trionfò a Parigi. Tra dipinti, abiti, documenti, il suo racconto della moda è un saggio di seduzione femminile MODELLE, ATTRICI, PRINCIPESSE COSÌ BOLDINI IMMORTALÒ IL FRUSCIO DELLA B
Ivisitatori strabuzzavano gli occhi, l’impressione era di stare davanti a corpi vivi, abbigliati in sontuosi e vorticanti abiti da sera. Visitare una mostra di Boldini nella sfavillante Parigi della Belle Époque era come assistere a una sfilata di moda. Incastonata in sfarzose cornici, nei ritratti dove il colore sembra frusciare nelle pieghe di pizzi e velluti, scorre una lunga storia di signore e signorine che affidavano la loro sensualità e ascesa sociale alla cura esasperata delle toilette, facendosi anticipatrici inconsapevoli del glamour moderno. Erano principesse, nobildonne e attrici, modelle, ballerine famose e anonime femme fatale. Il pittore le chiamava devotamente «divine» e loro, devote, ricambiavano sorridendo dalle tele negli abiti cuciti sui loro corpi dai vari Worth, Pingat e Laferrière, Doucet, le sorelle Callot e più tardi Mariano Fortuny, i migliori couturier dell’epoca, che lasceranno un segno sui grandi del futuro, da Giorgio Armani ad Alexander Mc Queen a John Galliano. Ricordava Christian Dior: «Delle donne della mia infanzia mi resta soprattutto il ricordo dei loro profumi, profumi persistenti che impregnavano l’ascensore per molto tempo dopo il loro passaggio, dei vortici di pelliccia, dei gesti alla Boldini, delle piume del paradiso, dei collier d’ambra».
Eh sì, le donne dei quadri sembravano ammiccare come «dei grandi fiori viventi che il desiderio coglie e respira». L’espressione, assai sensuale, era stata coniata dallo storico dell’arte e poeta francese Jean-louis Vaudoyer per il catalogo della mostra-omaggio a Giovanni Boldini che si tenne il 7 maggio del 1931, a pochi mesi dalla sua morte, alla galleria Charpentier di Parigi. L’emozione è la stessa che, presumiamo, si proverà domani visitando la mostra del pittore ferrarese al Palazzo dei Diamanti, «Boldini e la moda», titolo inconsueto per una mostra dell’ex macchiaiolo, che «finalmente viene qui riconosciuto come ”pittore dell’eleganza”», spiega la curatrice Barbara Guidi, che con la collaborazione della storica della moda Virginia Hill, ha suddiviso le opere, oltre cento tra dipinti, disegni, libri e documenti dell’epoca, in sei sezioni patrocinate da grandi letterati. Se Charles Baudelaire esalta Boldini come il pittore che riscatta il nero, in cui vediamo splendida, l’americana Mr George Vanderbilt, e Oscar Wilde ne loda la capacità di donare energia semplicemente accordando neri, grigi e bianchi sulle magnifiche silhouette, ecco Marcel Proust spettegolare sulle signore che si sottoponevano a diete strazianti per diventare degne di un ritratto «alla Boldini» nell’atelier di Rue de la Paix, e l’americano Henry James che fa dire a Madame Merle in Ritratto di signora «So che gran parte di me è nei vestiti che scelgo e che indosso», in accordo col Vate D’annunzio, amante del lusso estremo, che presentò a Boldini la divina attrice e ballerina russa Ida Rubinstein.
Già, la bellezza delle donne, parigine soprattutto, di cui Giovanni Boldini fu superbo interprete. Come se la fase giovanile del pittore, trascorsa tra Firenze, il Tamigi e i primi approcci francesi venisse rimossa a favore della lunga stagione della maturità, quando diventa in via esclusiva il ritrattista della femminilità fin de siècle. La sfilata delle divine di Boldini è impressionante, a Ferrara è tutto un brillare di icone: da Madame Rita Lydig a Mademoiselle Lantelme, dalla fatale Luisa Casati a Cléo de Mérode, da Donna Franca Florio alle giovani muse come Peggy o Lina. Peccato che le gioie della Belle Époque avessero il tempo segnato. Nobildonne, modelle, attrici, poeti maledetti, e dandy alla Robert de Montesquiou, l’esteta definito da Marcel Proust «Principe della Decadenza» (e meravigliosamente dipinto da Boldini), a breve saranno demodé, cancellati dalla Grande Guerra.
Gli scrittori Baudelaire, Wilde, Proust: tutti lodarono come dava energia con il colore alle silhouette