Gli insulti antisemiti al filosofo Finkielkraut «Sporco sionista Il popolo ti punirà»
L’accademico difese le proteste, poi la presa di distanza
PARIGI Il filosofo Alain Finkielkraut è nato a Parigi 69 anni fa da Daniel e Janka, ebrei polacchi rifugiati in Francia dopo avere conosciuto Auschwitz e lo sterminio delle proprie famiglie.
Accademico di Francia noto anche al grande pubblico per le frequenti e talvolta polemiche apparizioni televisive e per le idee conservatrici, ieri pomeriggio Finkielkraut si trovava in boulevard de Montparnasse quando un gruppo di gilet gialli lo ha riconosciuto.
Nella valanga di urla, fischi e gestacci che in pochi minuti gli sono stati rovesciati addosso, si possono riconoscere queste frasi:
- «Vattene, sporco sionista di merda».
- «Bastardo».
- «Sporco razzista».
-«È venuto apposta per provocarci».
- «La Francia è nostra». - «Torna a casa tua». - «Torna a Tel Aviv».
- «Il popolo siamo noi».
- «Il popolo ti punirà». I gilet gialli che aggrediscono Finkielkraut, due dei quali indossano la kefiah palestinese, non gli perdonano il sostegno allo Stato di Israele e il fatto di avere osato denunciare in passato, alla radio, in tv e sui giornali, la deriva islamista e integralista di una parte dei musulmani di Francia, soprattutto nelle periferie.
L’altra colpa del filosofo, secondo chi lo insulta, è di non essere un vero francese, di non fare parte del popolo francese, perché è ebreo. I violenti che si autoproclamano «il popolo di Francia» gli gridano di tornare a casa sua, e siccome è ebreo casa sua non può essere Parigi, dove è nato e dove ha vissuto per 69 anni, ma Tel Aviv, in Israele. È lì che secondo gli antisemiti Finkielkraut deve tornare.
All’epoca del movimento Nuit Debout, nella primavera 2016, il filosofo reagì agli insulti di alcuni militanti. Ieri invece è rimasto pietrificato, prima di venire allontanato e protetto dalla polizia. «Ho sentito contro di me un odio assoluto — ha detto poi al giornale JDD —, e purtroppo non è la prima volta».
Prima dell’aggressione verbale di ieri pomeriggio l’antisemitismo in Francia — e nel movimento dei gilet gialli — era già diventato una questione centrale. Martedì è in programma a Parigi una grande manifestazione patrocinata da quasi tutti i partiti politici
La reazione
«Ho sentito contro di me, un odio assoluto e purtroppo non è la prima volta»
Gli atti antisemiti in Francia sono aumentati del 74% nel 2018. C’è chi sogna di riunire una Francia nera, bianca e araba attorno all’odio per gli ebrei
— tranne il Rassemblement National di Marine Le Pen, non invitato — per reagire ai numerosi casi di antisemitismo degli ultimi giorni: per esempio la scritta gialla «Juden» (ebrei in tedesco) sulla vetrina del ristorante Bagelstein nel Marais, le svastiche sul murales di Simone Veil, gli insulti a Macron definito «prostituta degli ebrei» e «servo degli ebrei Rothschild» durante le manifestazioni dei gilet gialli.
Proprio alla vigilia dell’aggressione, Finkielkraut aveva rilasciato al Figaro un’intervista molto interessante. Ricordava di avere guardato con rispetto al movimento dei gilet gialli, all’inizio, e di avere preso poi le distanze quando le violenze sono diventate ripetute e non episodiche.
«Gli atti antisemiti sono aumentati del 74% nel 2018», aveva sottolineato Finkielkraut, denunciando ancora l’antisemitismo di stampo arabo-musulmano ma anche quello innegabilmente presente, a suo dire, tra i gilet gialli. «Dieudonné e Soral (antisemiti pluri-condannati, ndr) hanno un sogno:
Recrudescenza
Per martedì era già in programma una manifestazione contro i casi di antisemitismo
riunire una Francia blackblanc-beur (nera, bianca e araba) attorno all’odio per gli ebrei». L’aggressione di ieri sembra dargli ragione.
L’emozione in Francia è enorme. Tra le moltissime dichiarazioni di solidarietà, quella del presidente Macron: «Gli insulti antisemiti di cui è vittima Alain Finkielkraut sono la negazione assoluta di quel che noi siamo e di quello che fa di noi una grande nazione. Non li tolleriamo».