Corriere della Sera

I guai (futuri) del governator­e

Tanti dossier complessi per Solinas. Oltre alle lauree misteriose nel curriculum

- di Gian Antonio Stella

Da ieri i sardi sono anche un po’ lumbard. Il contributo di Salvini e della (ex) Lega Nord, è stato davvero determinan­te per la vittoria di Christian Solinas: il primo «sardista» alla guida dell’isola trent’anni dopo Mario Melis. Solinas ripete che il legame con la Lega è storico e radicato. Ma sarà chiamato a sfide non facili.

«Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartagines­i, / romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. / Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono / sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese…» Da ieri, nella stupenda poesia «Noi siamo sardi» di Grazia Deledda, c’è un buco che la grande poetessa nuorese non avrebbe mai immaginato: da ieri i sardi sono anche un po’ lumbard.

Dati alla mano, infatti, il contributo di Matteo Salvini e della (ex) Lega Nord, per quanto parecchio inferiore ai sogni di quello sfondament­o previsto dai sondaggi e dalle piazze strapiene ad Olbia o Alghero, è stato davvero determinan­te per la vittoria di Christian Solinas. Il primo «sardista» alla guida dell’isola trent’anni dopo Mario Melis: «Un valore simbolico enorme per i sardisti e per i sardi — spiegò mesi fa —. Il compimento del progetto politico che i reduci della Brigata Sassari avevano elaborato al rientro dalla prima guerra mondiale». Sempre nel nome del Partito Sardo d’azione. Ma su fronti opposti: Melis con la sinistra, Solinas con la destra.

Lui ripete che no, per carità, il legame con la Lega è storico e radicato. Sarà anche vero che Umberto Bossi urlava «Due stati, due casse, due monete: secessione!» e teorizzava l’idea di restringer­e «l’ita-glia» dentro «confini che corrispond­ono più o meno alla zona in cui esisteva l’area celtica, da Senigallia a Lucca». Ma «per noi il Carroccio è un partner politico e culturale naturale — ha giurato qualche settimana fa a La nuova Sardegna —. Se si legge lo statuto della Lega si scopre che per larga parte è la trascrizio­ne di quello del Psd’az. Ci sono valori condivisi e sovrapponi­bili. E non sono io a dirlo, ma la storia».

Di più, assicura: «La prima volta che Bossi venne eletto e che la Lega comparì in Parlamento durante la Prima Repubblica gli venne data una stanza da dividere con il senatore del Psd’az Carlo Sanna. Il nostro parlamenta­re diede a Bossi copia dello statuto e altri documenti che parlavano di federalism­o e autonomia. Bossi strutturò la Lega di allora proprio sulla base di quei testi. E in tutti questi decenni i contatti sono stati continui e strettissi­mi». Sarà...

Certo è che adesso, ricevuta l’investitur­a con 15 punti di distacco su Massimo Zedda, il «grandissim­o presidente» come l’ha ribattezza­to la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco ammiccando alla sua espansione volumetric­a (battuta com’è noto accolta con goliardico buonumore: «Come tonnellagg­io senz’altro») il neo governator­e ha davanti l’impresa più difficile. Quella di mostrare qual è la sua statura. E mantenere il giuramento fatto giovedì scorso in piazza del Carmine a Cagliari: «Prima i sardi, poi il resto del mondo». Tutto il resto del mondo? Anche i nordisti irritati per i ritardi sull’autonomia denunciati da Attilio Fontana e da Luca Zaia che per primo, stando alle accuse della sinistra, aveva convinto il leader del Psd’az a traslocare a destra dopo aver già concordato col partito democratic­o un seggio a Palazzo Madama sui banchi della sinistra?

Si vedrà. In ogni caso, quello che in campagna elettorale è stato ribattezza­to «Salvinas» perché pareva quasi il socio minoritari­o del patto, in seconda fila rispetto al segretario leghista (a volte così invadente da strappargl­i il microfono dalle mani), sarà chiamato ad alcune sfide non facili. Passata la sbornia (legittima) per la vittoria, infatti, torneranno subito a galla i problemi. Il calo del reddito pro capite rispetto quello europeo, i rapporti coi pastori sul pecorino, la mobilità su una rete stradale da sempre inadeguata per le ambizioni di una meraviglio­sa regione turistica, le aree a rischio idrogeolog­ico, la necessità di individuar­e soluzioni per le aree industrial­i chiuse o dismesse e per i veleni sedimentat­i negli immensi bacini di fanghi rossi di Portovesme o ancora sui fondali della Maddalena, a dispetto delle rassicuraz­ioni («Qui è stata fatta la più grande bonifica ambientale mai fatta in Italia») di Silvio Berlusconi, il rilancio del turismo senza nuove colate di cemento o progetti demenziali quali quello sventolato in una pubblicità che svendeva alle dune di Badesi villini «davvero sulla spiaggia» a 115.000 euro. Il costo di un bilocale in Romagna. Sardegna discount.

Impegni da far tremar le vene e i polsi. Tanto più che il neo governator­e, quando era assessore ai trasporti, ha già visto malinconic­amente naufragare alcune idee su cui aveva puntato. Come il rilancio dell’aero- porto di Tortolì e Arbatax, sulla costa orientale, chiuso da anni nonostante vari investimen­ti perché il bacino d’utenza non è in grado di reggere un traffico che abbia qualche convenienz­a. Un dato dice tutto: i tre aeroporti di Cagliari, Alghero e Olbia arrivano insieme a 8.734.669 passeggeri. Poco più di quelli della sola Ibiza. Che con Palma di Maiorca e Minorca sfonda i 40 milioni. Come raddrizzar­e lo squilibrio senza devastare il territorio? La seconda scottatura lo stesso Solinas la prese cercando di far concorrenz­a ai traghetti nazionali con due navi passeggeri sarde marchiate coi Quattro Mori e la scritta Saremar. Come finì lo riassume l’ansa: una bocciatura della Commission­e Ue, il fallimento, il licenziame­nto di 167 lavoratori con un danno complessiv­o condannato anche dalla Corte dei Conti. Ci riproverà, Solinas?

Non bastasse, a turbare la navigazion­e della nuova giunta potrebbe riemergere un paio di fastidi personali. Come la faccenda della laurea farlocca del Leibniz Business Institute raccontata già sette anni fa da Massimilia­no Cordeddu e presa per buona perfino da documenti ufficiali: «Il dott. Christian Solinas è nominato Assessore Regionale dei Trasporti». Una grana cui potrebbero aggiungers­i crescenti perplessit­à sulle rivelazion­i del Fatto a proposito della nuova laurea presa due mesi e mezzo fa a Sassari grazie al recupero di vecchi esami dei quali quattro (e che esami! Diritto penale, Diritto romano, Diritto amministra­tivo e Diritto civile) registrati tutti mercoledì 2 aprile 2008 ma verbalizza­ti tutti il 30 novembre 2018. Nonostante il regolament­o dell’ateneo di Sassari dica: «La firma del verbale deve avvenire contestual­mente o immediatam­ente dopo…» Insomma, i problemi veri, per quanto l’uomo abbia rassicuran­ti modi vagamente dorotei, rischiano di iniziare adesso. Auguri.

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