Corriere della Sera

«Ormai siamo diventati una costola della destra, al voto vince l’originale»

Fattori: se mi espellono? Resto in Parlamento

- di Alessandro Trocino

d Il bivio

Luigi scelga se vuole fare il ministro o il capo politico

ROMA «Di Maio dovrebbe concentrar­si a fare una cosa sola: rinunciare a uno dei suoi incarichi. O fa il ministro o il capo politico». Elena Fattori, senatrice spesso critica sulla linea e sulla deriva del Movimento 5 Stelle, interviene dopo la sconfitta elettorale in Sardegna.

Senatrice, a cosa dovrebbe rinunciare?

«Scegliesse lui. Noi l’abbiamo eletto come capo politico, quindi dovrebbe fare quello. Ma fare il capo non significa fare il boss. La leadership è una cosa complessa. Bisogna impegnarsi a fondo, conoscere le persone, mediare. È un’arte».

Finora non ha fatto il capo?

«No, finora da capo politico non ha fatto nulla, tranne le campagne elettorali. Non basta l’azione governativ­a. Ci vuole la conoscenza dei territori, il rispetto delle vertenze. In alcuni casi le azioni di governo sono state contraddit­torie rispetto a quanto deciso sul territorio».

E questo non aiuta nelle elezioni locali, visto che perdete puntualmen­te.

«Le Regionali sono sempre più difficili delle nazionali. In questo caso arriviamo addirittur­a quarti. Non si possono neanche invocare le alleanze. La verità è che dobbiamo ripartire dal territorio».

Ma queste sconfitte sono figlie di problemi locali o di una disaffezio­ne generale?

«Più che di disaffezio­ne, parlerei di un altro fenomeno. Si è creato un bipolarism­o destra e sinistra, dove i 5 Stelle invece di darsi una connotazio­ne autonoma, si sono accodati alla destra. Quando, invece di trascender­e realmente gli opposti ti schieri, allora la gente sceglie l’originale e non certo la costola della destra».

Buffa definizion­e. D’alema chiamò la Lega «costola della sinistra».

«Ora siamo arrivati a stare insieme all’estrema destra. Nelle elezioni europee rischiamo di finire con la peggiore destra identitari­a europea».

Di Maio sta facendo partire la riorganizz­azione del Movimento.

«Basta che non sia una rivoluzion­e decisa dall’alto».

Devono deciderla i parlamenta­ri?

«No, io vorrei che Di Maio convocasse tutti i consiglier­i comunali, magari con i portavoce. Deve ascoltare il territorio».

Pare abbia già deciso: direttorio, fine doppio mandato locale, via libera a liste civiche.

«Allora è una riforma già fallita. Si passa dal Movimento 5 Stelle al partito di Di Maio».

È arrivato il momento di porre fine all’esperienza di governo?

«Non succederà, non conviene a nessuno. Né adesso né dopo le elezioni europee».

Ma lei sarebbe favorevole a un’interruzio­ne?

«Neanche io, che pure ho votato contro il contratto, lo vorrei. Non avrebbe senso distrugger­e qualcosa che i cittadini in fondo apprezzano, almeno a guardare i sondaggi. Bisogna però gestirlo meglio».

Si dice sia in arrivo la sua espulsione e quella della Nugnes, a opera del collegio dei probiviri.

«Non lo so, nessuno mi ha avvertito di nulla. Del resto non ho neanche ricevuto la prima comunicazi­one. Se succedesse, comunque, sarebbe un provvedime­nto illegittim­o e farei ricorso».

E resterebbe in Parlamento?

«Rimarrei nei 5 Stelle nell’animo, anche se fuori dal gruppo».

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Dissidente Elena Fattori, 52 anni, è senatrice del Movimento 5 Stelle dal 2013

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