Corriere della Sera

La diplomazia del marmo Storia della città di «Luna»

I reperti (nascosti) che fecero grande il centro tosco-ligure

- Di Marco Gasperetti

Narrano gli antichi romani che Luna, la città di marmo, luccicasse bianchissi­ma quando il sole allo zenit si divertiva ad abbagliare i viandanti. E che l’antico porto, il più sicuro mai visto a memoria d’uomo perché come un grande fiordo s’insinuava all’interno del golfo, troneggias­se su quel tratto di mare che oggi si divide tra Liguria e Toscana.

Suggestion­i di una «Piccola Roma» voluta da Augusto e che, due millenni dopo, continua a emanare le sue meraviglie. E a raccontare segreti e mostrare tesori, non solo tra gli scavi di Luni — questo il suo nome moderno —, il grande parco archeologi­co con museo diffuso in provincia di La Spezia, ma anche alla 25° edizione del Mercantein­fiera di Parma.

Qui, tra antiquaria­to e modernaria­to ma per la prima volta nella sua storia, è stata allestita una sezione dedicata alla storia di questa straordina­ria civitas che, come racconta l’imperatore Augusto «trovai di mattoni e la lasciai di marmo». Già, il marmo. Statuario, quello bianchissi­mo delle Alpi Apuane, lo stesso che un millennio e mezzo più tardi sarebbe stato scelto da Michelange­lo per scolpire i suoi capolavori. E se il Buonarroti fondò la vicina Forte dei Marmi per trasportar­e i blocchi di marmo a Firenze e a Roma, Augusto trasformò Luna, da tempo strappata ai liguri, nel porto di partenza per trasferire il marmo nella Città Eterna.

Non è un caso che il titolo della mostra organizzat­a al Mercantein­fiera sia «Storie della città di Luna. Frammenti di vita all’ombra di Roma». Organizzat­a dal Polo museale della Liguria, diretto da Elisabetta Piccioni, l’esposizion­e ci racconta la città attraverso la sua materia essenziale: il marmo appunto. Con oggetti archeologi­ci rarissimi, alcuni dei quali oggi invisibili al pubblico, la così detta «arte nascosta» cioè quella custodita nei depositi, luoghi di conservazi­one presenti anche in prestigios­i musei come gli Uffizi.

«A Parma abbiamo esposto la testa di Afrodite, scultura del III secolo a.c. che probabilme­nte componeva il gruppo dedicato al mito di Amore e Psyche — spiega Antonella Traverso, direttore del museo di Luni —. E ancora, i visitatori potranno ammirare le immagini ad alta risoluzion­e di tre mosaici che raffiguran­o la testa di Medusa, la testa di Sileno e Oceano. Rarissima è poi una delle fiaccole bronzee che completava­no la statua della dea Luna, uno dei capolavori recuperati negli scavi».

Una curiosità archeologi­ca di straordina­rio valore è poi

Vicende

Una «civitas» che visse all’ombra di Roma e che produsse una delle pietre più pregiate

un peso mai esposto in pubblico sino ad oggi. «È un peso con inclinazio­ne ponderale pari a venti libbre — spiega Traverso — e con un’iscrizione incisa nel metallo con la tecnica a punti che accenna a una riforma delle misure ordinata nel 47 d.c. dall’impera- tore Claudio e mandata a compimento dagli edili per la realizzazi­one delle “copie conformi” da trasmetter­e alle comunità locali perché anche queste si conformass­ero alla misura del peso in auge a Roma».

La mostra archeologi­ca di Mercantein­fiera non è un espediente slegato dalla cultura e dalla storia: Parma ha un legame con Luni, l’antica Luna. I luoghi sono quelli liminali di una terra, la Lunigiana appunto, che attraverso tre regioni (Toscana, Liguria e Emilia Romagna) e tre province (La Spezia, Massa Carrara e Parma) s’inerpica in valli e montagne che hanno scritto storie incomparab­ili e ancora oggi appare un mondo separato.

«Direi che questa mostra, che descrive l’incanto del marmo lunense che abbellì Roma è un assaggio di ciò che è possibile trovare a Luni», sottolinea Traverso. Il sito archeologi­co e il museo disseminat­o (è allestito in più antichi casali ottocentes­chi) custodisce un anfiteatro ben conservato, mosaici straordina­ri, colonne recuperate nel mare di Lerici, una quantità enorme di reperti marmorei, oggetti raffinati che raccontano storie, curiosità e leggende di un popolo. Che visse nella «Piccola Roma» sino a quando terremoti, invasioni barbariche, interramen­to del porto, emigrazion­i, la trasformar­ono in un’incantevol­e città decaduta. Come ricorda anche Dante nel Paradiso.

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Da sapere ● La mostra collateral­e (pad.4) dal titolo «Storie della città di Luna. Frammenti di vita all’ombra di Roma», realizzata in collaboraz­ione con il Polo Museale della Liguria, evidenzia attraverso una serie di reperti (sopra Erma in marmo) quanto fosse diffuso il marmo, nel periodo imperiale, come elemento decorativo ed architetto­nico e per fare oggetti di uso quotidiano, dai mortai ai pesi oppure in ambito religioso
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Dalle Apuane Sopra gocciolato­io a forma di faccia di leone in marmo; sotto mosaico con testa di Medusa

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