Corriere della Sera

«La mia F1 è una scalata, con la testa batto i limiti»

L’incidente e il ritorno, la sfida per il polacco inizia ora

- DAL NOSTRO INVIATO

BARCELLONA «Robert, Robert!». Bandiere polacche, bambini in fila per i selfie, c’è la ressa davanti al garage della Williams. Kubica sorride e timbra ricordi. È tornato dopo 9 anni e 18 operazioni al braccio destro. Domani sarà di nuovo al volante al Montmelò (oggi tocca al compagno George Russell), gli altri hanno già macinato migliaia di chilometri nei test. Lui deve ancora prendere le misure a causa dei clamorosi ritardi nella realizzazi­one della nuova monoposto da parte della squadra di Grove.

È stato un inizio da incubo per la Williams, ma lei si allena con la bici e alle salite è abituato. Non è vero?

«Sì però il ciclismo è bello perché dopo la salita c’è la discesa».

E qui?

«Non è che detto che ci sia la discesa. E io sono uno a cui piacciono le discese. Se il ciclismo fosse solo scalare non sarei mai arrivato in cima a tanti percorsi. Qua è diverso, ma non è stato un inizio né facile né piacevole».

Dentro di sé forse lo sapeva che sarebbe stata una sfida complicata.

«Sì, ma non così...».

Però una bella discesa l’ha già imboccata: è tornato in F1.

«Ni. Quella era una pianura, ora si risale. È una sfida difficile anche se filasse tutto liscio, e di certo gli intoppi non aiutano né il team né me. Già si gira poco prima di Melbourne(17 marzo ndr) e io sono pure stato assente tanti anni. Sembra una di quelle salite che all’ultimo km ti dicono “tranquillo, qui spiana”. Poi però vedi lo strappo finale e ti rendi conto che ti prendevano in giro. Speriamo almeno che sia l’ultimo strappo».

In questo percorso di ritorno è stato più difficile ritrovare i meccanismi di guida o convincere le persone a puntare su di lei?

«Sinceramen­te non volevo convincere nessuno. È stata una sfida personale per vedere dove potevo, e posso arrivare con i miei limiti. Però capisco che un conto è correre e un altro girare».

Che cosa intende?

«Mi spiego meglio: ero un grande fan dei circuiti cittadini perché andavo sempre forte lì. Adesso sono 9 anni che non passo vicino a una barriera con una F1. So che dovrò affrontare tante cose come fosse la prima volta».

d Quando ho capito che non potevo più fare le cose come prima ho smesso di arrabbiarm­i e studiato soluzioni

Paura?

«So di potercela fare altrimenti non sarei qua. Però un minimo di tensione c’è. Perciò è importante darsi obiettivi realistici».

Quali?

«La priorità mia e della Williams è avere un inizio di stagione dolce, niente passi più lunghi della gamba».

Alex Zanardi sostiene che i limiti sono relativi: «Prima non volavamo e poi abbiamo inventato l’aereo». Condivide?

«Sì, spesso i limiti partono dalla testa: il cervello è l’organo più sottovalut­ato. Nel mio

 ?? (Ap) ?? Coraggio Robert Kubica, 34 anni, è nato a Cracovia: è tornato a correre in F1 con la Williams otto anni dopo l’incidente di rally in cui ha rischiato di morire
(Ap) Coraggio Robert Kubica, 34 anni, è nato a Cracovia: è tornato a correre in F1 con la Williams otto anni dopo l’incidente di rally in cui ha rischiato di morire

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