Corriere della Sera

Così il Parlamento è diventato uno spettatore

- di Sabino Cassese

Il Consiglio dei ministri, nella riunione del 28 febbraio scorso, ha, in 58 minuti, approvato dieci disegni di legge che spaziano su due terzi della nostra legislazio­ne e prevedono delega al governo del potere di modificarl­a. Dei dieci disegni di legge, uno è generale e riguarda una decina di materie.

Le materie su cui è data delega al governo sono: economia, fonti di energia, governo del territorio, ambiente, cittadinan­za, acquisto di beni e servizi da parte dell’ amministra­zione, corruzione, trasparenz­a, giustizia tributaria, tutela della salute, e si spinge fino a riordinare fiere, mostre, tarature e pesature. Gli altri disegni di legge sono, per così dire, particolar­i, e riguardano il codice civile, i contratti pubblici, agricoltur­a, turismo, disabilità, lavoro, istruzione e università, ordinament­o militare, spettacolo e beni culturali. Su tutte queste materie, insomma, il governo potrà legiferare, una volta approvate le deleghe. Contempo rane amen te,l ’« osservator­io della legislazio­ne» della Camera dei deputati ha fornito un calcolo aggiornato del numero delle norme con forza di legge emanate dall’inizio della legislatur­a (dopo le elezioni del 4 marzo dell’anno scorso) fino al 22 febbraio 2019, quindi in quasi un anno. Da esso si evince che, in questo periodo, sono state approvate solo 29 leggi, di cui 13 sono di conversion­e di decreti legge del governo. Dunque, l’attività parlamenta­re si è ridotta a 16 leggi, molte delle quali di iniziativa governativ­a, che rappresent­ano poco più del 15 per cento della complessiv­a attività normativa (95 atti, che includono leggi, decreti legge, decreti legislativ­i, regolament­i di delegifica­zione). Se si considera che negli ultimi anni il Parlamento ha prodotto circa cento leggi per anno, si può dire che questo Parlamento ha ridotto la sua attività di circa due terzi, con una tendenza che solo in parte può spiegarsi con il periodo dedicato all’elezione dei presidenti delle Camere e degli altri titolari degli organi interni, e con quello dedicato alla difficile formazione del nuovo governo.

Il consuntivo della legislazio­ne nell’anno trascorso dalle elezioni politiche nazionali e il futuro che i dieci disegni di legge lasciano prevedere, sono segnali di una tendenza allo svuotament­o del Parlamento, coerente con l’accento posto dal governo sulla democrazia diretta.

L’intento di semplifica­re e codificare larga parte della nostra legislazio­ne è meritorio ed è stato sempre auspicato. Ma il modo in cui ci si propone di realizzarl­o è criticabil­e. Innanzitut­to, per semplifica­re, si complicano le strutture: sono previsti una Commission­e per la semplifica­zione, una riformata Unità per la semplifica­zione, un Comitato interminis­teriale, una Cabina di regia e apposite commission­i ministeria­li. In secondo luogo, la semplifica­zione codificazi­one avviene tutta per delega, con determinaz­ione di principi e criteri direttivi molto generici. Questo è un ulteriore segnale della tendenza a far passare il Parlamento in secondo piano, perché così il governo avrà mano libera nel legiferare.

I Parlamenti hanno due compiti fondamenta­li: quello di dare al Paese un governo e di controllar­lo, e quello di dettare le regole della comunità. Questi due compiti sono svolti in contraddit­torio, perché è nel Parlamento che si svolge la dialettica maggioranz­a-minoranza. Il Parlamento italiano ha finora svolto poco e male il compito di controllo, ma ha mantenuto un saldo comando dell’attività legislativ­a, e, principalm­ente, è stato il teatro nel quale si è svolta la concorrenz­a tra le forze politiche, che rende il potere visibile all’esterno. Con la svolta iniziata lo scorso anno, la dialettica politica si è spostata prevalente­mente in television­e e nelle piazze, e il Parlamento ha visto ridurre il proprio compito di legislator­e. La riduzione continuerà, se saranno approvati i dieci disegni di legge di delega, e ci si potrà chiedere allora che cosa è restato al Parlamento, oltre alla funzione di dare e togliere la fiducia ai governi. Con quale spirito potremo festeggiar­e domani, 4 marzo 2019, il primo anniversar­io delle Camere elette lo scorso anno?

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