Uccide una donna, sentenza choc «Geloso, una tempesta emotiva»
La Corte d’appello: la pena ridotta da 30 a 16 anni
«Era geloso, fu una tempesta passionale». Con questa motivazione, che il ministro Bongiorno bolla come «ritorno al passato», la Corte d'appello di Bologna ha ridotto da 30 a 16 anni la pena per l’assassino che strangolò la fidanzata dopo una lite.
BOLOGNA Può una «tempesta emotiva e passionale» determinata dalla gelosia attenuare la responsabilità di chi ha ucciso per motivi futili e abietti?
Per la Corte d’assise d’appello di Bologna la risposta è affermativa e sulla base di questo ragionamento, ma non solo, è stata quasi dimezzata la pena a Michele Castaldo, 56enne originario di Napoli, in carcere dal 2016 per aver strangolato a mani nude Olga Matei, 46enne di origine moldava residente a Riccione.
I due avevano una relazione iniziata da appena un mese e finita in un femminicidio dopo una discussione banale per dei messaggi di un uomo sul telefonino di Olga. Era la sera del 5 ottobre 2016, Castaldo — stabilì la sentenza di primo grado — viveva un periodo di forte tormento, anche per i tradimenti subiti nella sue storie precedenti. «Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che doveva essere mia e di nessun altro» raccontò ai carabinieri. Dopo averla strangolata, tornò a casa a Rimini, bevve vino mischiato a farmaci e inviò un sms a una cartomante a cui si era rivolto da tempo: «Cambia lavoro, l’ho uccisa e mi sto togliendo la vita, non indovini un c...».
In primo grado era stato condannato a 30 anni con rito abbreviato per omicidio aggravato dai motivi futili e abietti. In secondo grado la Corte ha dimezzato gli anni citando fra i motivi dello sconto di pena la «soverchiante tempesta emotiva e passionale» di cui parlò il perito che in primo grado studiò la sua capacità di intendere e di volere. Quel perito scrisse che sì, Castaldo viveva una «tempesta emotiva e passionale» scatenata dalla gelosia, ma questo non gli impediva di intendere e volere, quindi la sua responsabilità penale non poteva essere limitata.
Ed è proprio questo passaggio che i giudici di secondo grado rivedono. Dicono: la «tempesta emotiva» scatenata dalla gelosia determinò in lui «a causa delle sue poco felici esperienze di vita» una condizione di alterazione e fragilità che «influisce sulla responsabilità penale». Di conseguenza gli vanno riconosciute le attenuanti generiche, anche in virtù del fatto che confessò e che ha iniziato a pagare la provvisionale di 350 mila euro riconosciuta alla figlia minorenne della vittima. La pena di 30 anni è stata riformulata in 24 anni che, decurtati di un terzo per l’abbreviato, sono diventati 16.
La sorella della vittima parla di «un’ingiustizia». Per il legale del reo confesso, Monica Castiglioni, i giudici «hanno tenuto conto del trascorso dell’imputato, che era stato in cura presso un centro di salute mentale e aveva tentato altre due volte il suicidio».
Lo sconcerto per la decisione dei giudici ha messo invece d’accordo politici di opposti schieramenti. «Rispetto per i giudici, ma mi sembra un ritorno a un passato remoto. Non ho nessuna nostalgia del delitto d’onore» ha twittato la ministra per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. «Così rischiano di annullarsi anni di battaglie e di conquiste di diritti fondamentali per le donne» dice la presidente della commissione Femminicidio Valeria Valente (Pd). Per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli «Servono leggi e pene certe, servono gli ergastoli. Questa donna viene uccisa due volte». «Valuteremo se ci sono spazi per un ricorso in Cassazione» afferma il procuratore generale di Bologna Ignazio De Francisci.
Il delitto
Olga venne strangolata a mani nude dopo una lite. Erano fidanzati da appena un mese