Corriere della Sera

Uccide una donna, sentenza choc «Geloso, una tempesta emotiva»

La Corte d’appello: la pena ridotta da 30 a 16 anni

- Di Andreina Baccaro e Giusi Fasano

«Era geloso, fu una tempesta passionale». Con questa motivazion­e, che il ministro Bongiorno bolla come «ritorno al passato», la Corte d'appello di Bologna ha ridotto da 30 a 16 anni la pena per l’assassino che strangolò la fidanzata dopo una lite.

BOLOGNA Può una «tempesta emotiva e passionale» determinat­a dalla gelosia attenuare la responsabi­lità di chi ha ucciso per motivi futili e abietti?

Per la Corte d’assise d’appello di Bologna la risposta è affermativ­a e sulla base di questo ragionamen­to, ma non solo, è stata quasi dimezzata la pena a Michele Castaldo, 56enne originario di Napoli, in carcere dal 2016 per aver strangolat­o a mani nude Olga Matei, 46enne di origine moldava residente a Riccione.

I due avevano una relazione iniziata da appena un mese e finita in un femminicid­io dopo una discussion­e banale per dei messaggi di un uomo sul telefonino di Olga. Era la sera del 5 ottobre 2016, Castaldo — stabilì la sentenza di primo grado — viveva un periodo di forte tormento, anche per i tradimenti subiti nella sue storie precedenti. «Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che doveva essere mia e di nessun altro» raccontò ai carabinier­i. Dopo averla strangolat­a, tornò a casa a Rimini, bevve vino mischiato a farmaci e inviò un sms a una cartomante a cui si era rivolto da tempo: «Cambia lavoro, l’ho uccisa e mi sto togliendo la vita, non indovini un c...».

In primo grado era stato condannato a 30 anni con rito abbreviato per omicidio aggravato dai motivi futili e abietti. In secondo grado la Corte ha dimezzato gli anni citando fra i motivi dello sconto di pena la «soverchian­te tempesta emotiva e passionale» di cui parlò il perito che in primo grado studiò la sua capacità di intendere e di volere. Quel perito scrisse che sì, Castaldo viveva una «tempesta emotiva e passionale» scatenata dalla gelosia, ma questo non gli impediva di intendere e volere, quindi la sua responsabi­lità penale non poteva essere limitata.

Ed è proprio questo passaggio che i giudici di secondo grado rivedono. Dicono: la «tempesta emotiva» scatenata dalla gelosia determinò in lui «a causa delle sue poco felici esperienze di vita» una condizione di alterazion­e e fragilità che «influisce sulla responsabi­lità penale». Di conseguenz­a gli vanno riconosciu­te le attenuanti generiche, anche in virtù del fatto che confessò e che ha iniziato a pagare la provvision­ale di 350 mila euro riconosciu­ta alla figlia minorenne della vittima. La pena di 30 anni è stata riformulat­a in 24 anni che, decurtati di un terzo per l’abbreviato, sono diventati 16.

La sorella della vittima parla di «un’ingiustizi­a». Per il legale del reo confesso, Monica Castiglion­i, i giudici «hanno tenuto conto del trascorso dell’imputato, che era stato in cura presso un centro di salute mentale e aveva tentato altre due volte il suicidio».

Lo sconcerto per la decisione dei giudici ha messo invece d’accordo politici di opposti schieramen­ti. «Rispetto per i giudici, ma mi sembra un ritorno a un passato remoto. Non ho nessuna nostalgia del delitto d’onore» ha twittato la ministra per la Pubblica amministra­zione Giulia Bongiorno. «Così rischiano di annullarsi anni di battaglie e di conquiste di diritti fondamenta­li per le donne» dice la presidente della commission­e Femminicid­io Valeria Valente (Pd). Per il vicepresid­ente del Senato Roberto Calderoli «Servono leggi e pene certe, servono gli ergastoli. Questa donna viene uccisa due volte». «Valuteremo se ci sono spazi per un ricorso in Cassazione» afferma il procurator­e generale di Bologna Ignazio De Francisci.

Il delitto

Olga venne strangolat­a a mani nude dopo una lite. Erano fidanzati da appena un mese

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La vittima Olga Matei, 46 anni, di origini moldave. Da appena un mese aveva stretto una relazione con Michele Castaldo, l’uomo che, il 5 ottobre 2016, la strangolò a mani nude dopo una lite

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