Il capo di Rousseau e Di Maio in missione Un blitz a Torino per uscire dall’impasse
Domani incontro con Appendino. Preoccupano i numeri al Senato in vista delle espulsioni
Un vertice a Torino e gli occhi rivolti ai numeri di Palazzo Madama. Il Movimento sta per entrare in quelle che alcuni pentastellati di minoranza definiscono «le dieci settimane decisive» per plasmare il futuro dei Cinque Stelle. E sulla strada del Movimento (e del governo) si staglia l’ombra della Tav, che sembra sempre più un bivio per l’esecutivo.
Una parte della base manifesta sul web l’idea di poter votare online come per il caso Diciotti, ma al momento l’idea non è un’opzione considerata dai vertici. Si ragiona ancora in termini post-voto alle Europee, anche se probabilmente si tenterà una via per non perdere i fondi Ue. Sul no all’alta velocità (almeno ufficialmente) il Movimento è compatto, ma rischia di travolgere l’esecutivo. «Se il governo deve andare a casa sulla Tav saranno i cittadini a fare le valutazioni. Il M5S ha dei punti fermi e la Tav è uno di questi», avverte la Lega il sottosegretario Stefano Buffagni. Ma non è solo l’esecutivo a traballare. Il discorso coinvolge (indirettamente) anche il comune di Torino, con il consiglio comunale traballante. E domani probabilmente anche di questo si dovrà occupare Luigi Di Maio.
Il capo politico pentastellato è atteso nel capoluogo piemontese per presentare il Fondo Nazionale Innovazione alle Officine Grandi Riparazioni. All’evento prenderà parte anche Davide Casaleggio. E la manifestazione — è molto più che un’ipotesi — potrebbe essere anche l’occasione per un incontro con la sindaca di Torino, Chiara Appendino, per valutare la situazione a livello locale (in primis proprio su Tav) e tentare di sciogliere eventuali timori.
Ma a preoccupare Di Maio più che la situazione torinese è quella del Senato. L’espulsione «probabile» di Elena Fattori e Paola Nugnes ridurrebbe il margine di manovra della maggioranza (al netto dei quattro senatori del Misto che finora hanno appoggiato l’esecutivo) a soli due parlamentari in più rispetto alla maggioranza assoluta, rendendo di fatto ogni votazione un campo minato. «I numeri sono ballerini, bisogna ammetterlo», dice un senatore Cinque Stelle. E una votazione su casi spinosi come Tav o autonomia potrebbe riservare sorprese, specie dopo la presa di posizione di Virginia La Mura (che ha rivendicato la volontà di votare secondo coscienza) e le esternazioni di Alberto Airola, schierato fortemente contro un compromesso su Tav. «Aspettiamo un confronto», ribadiscono i pentastellati di Palazzo Madama. Sono visti con apprensione i sondaggi che danno i Cinque Stelle in calo. I governisti, però, cercano di gettare acqua sul fuoco: «Con noi sbagliano sempre e, comunque, siamo ancora molto distanti dalle Europee. Sapremo recuperare i consensi».
Il clima però rimane acceso all’interno del Movimento. C’è chi attende il voto di maggio per chiedere cambiamenti. Nugnes attacca su Twitter: «Per il bene della nostra Repubblica parlamentare, i ruoli di capo politico e di membro dell’esecutivo vanno tenuti separati». «Se arriviamo terzi dopo il Pd servirà molto di più di una riflessione», le fa eco un altro senatore. Ma intanto questa settimana si aprirà su Rousseau la fase di ascolto dei militanti per presentare progetti di riforma del Movimento.