Corriere della Sera

I duellanti alla marcia anti Lega: basta serpenti nel partito

- Pierpaolo Lio

Il selfie più gettonato dai militanti li vede fianco a fianco: a sinistra Nicola Zingaretti, in maniche di camicia, e a destra Maurizio Martina, con un maglioncin­o blu su cui spicca l’adesivo dell’arci («L’accoglienz­a è un dovere istituzion­ale»). I due principali sfidanti alla segreteria del Partito democratic­o sfilano a Milano, alla marcia antirazzis­ta che risveglia il popolo del centrosini­stra. Per un chilometro scarso passeggian­o quasi a braccetto, dietro allo striscione «Milano accoglient­e sicura e democratic­a». Lo fanno tra sorrisi, e qualche commento scambiato rapido, spesso con la mano davanti alla bocca, come calciatori che vogliono sfuggire alla «prova tv» della lettura del labiale.

Alla vigilia della resa dei conti delle primarie, il messaggio vuole essere rassicuran­te: «Unità». È il momento di deporre le armi. E fa niente se nella «foto di famiglia» manca Roberto Giachetti, l’outsider che si vuol ritagliare il ruolo di guastatore tra il governator­e del Lazio e l’ex reggente del partito, e che con un cinguettio in cui spiega l’assenza per un impegno «fissato da tempo» plaude alle immagini «meraviglio­se» della piazza. «Qua c’è tutto il Pd», commentano Martina e Zingaretti, e nulla più, zero polemiche. L’obiettivo più urgente è rimotivare un popolo che negli ultimi tempi ha incassato colpi su colpi, e riportarlo ai gazebo. E gli applausi che arrivano dalla folla — decisament­e superiori a qualche sparuto contestato­re con l’immancabil­e invito morettiano «Fate qualcosa di sinistra» — rincuorano i contendent­i: «Ci vedono uniti, tra la gente. È questo che vogliono i nostri militanti». Il doppio appello è allora al disarmo interno, a concentrar­e le energie contro l’ondata populista. «Il Pd unito — dice Martina — è indispensa­bile per battere i seminatori d’odio, quelli che pensano che si costruisca il futuro dell’italia sul rancore. Questa piazza ci chiede unità e apertura, non dobbiamo deluderla». «Basta guerre in questo campo, basta serpenti nella dialettica interna al partito, le persone non ne possono più. Se il problema è Salvini, l’unico avversario politico che abbiamo è quello, altri non ne vedo», avverte Zingaretti.

Il presidente del Lazio incassa intanto un endorsemen­t di peso. Poco distante, Giuliano Pisapia svela il suo soste- gno: «Andrò a votare alle primarie perché credo sia importante per la sinistra», annuncia l’ex sindaco «arancione» di Milano, e «mi sembra coerente andare a votare Zingaretti».

La piazza affollata è per tutto il partito la base da cui ripartire. Ne è convinto Martina, che intravede una «primavera democratic­a» alle porte: «Questa è una reazione popolare, altro che élite. È un bellissimo segnale». Anche per Zingaretti «è da qui, da piazze meraviglio­se come questa, che si può ricostruir­e la sinistra, intercetta­ndo la voglia di futuro che c’è nel Paese».

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No alle guerre nel nostro campo, le persone non ne possono più L’unico rivale politico che abbiamo è Salvini Nicola Zingaretti

L’outsider

Giachetti resta a Roma per impegni già presi: «Ma quelle immagini sono meraviglio­se»

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Il Pd unito è necessario per battere i seminatori di odio quelli che pensano che si costruisca il futuro dell’italia col rancore Maurizio Martina

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