I duellanti alla marcia anti Lega: basta serpenti nel partito
Il selfie più gettonato dai militanti li vede fianco a fianco: a sinistra Nicola Zingaretti, in maniche di camicia, e a destra Maurizio Martina, con un maglioncino blu su cui spicca l’adesivo dell’arci («L’accoglienza è un dovere istituzionale»). I due principali sfidanti alla segreteria del Partito democratico sfilano a Milano, alla marcia antirazzista che risveglia il popolo del centrosinistra. Per un chilometro scarso passeggiano quasi a braccetto, dietro allo striscione «Milano accogliente sicura e democratica». Lo fanno tra sorrisi, e qualche commento scambiato rapido, spesso con la mano davanti alla bocca, come calciatori che vogliono sfuggire alla «prova tv» della lettura del labiale.
Alla vigilia della resa dei conti delle primarie, il messaggio vuole essere rassicurante: «Unità». È il momento di deporre le armi. E fa niente se nella «foto di famiglia» manca Roberto Giachetti, l’outsider che si vuol ritagliare il ruolo di guastatore tra il governatore del Lazio e l’ex reggente del partito, e che con un cinguettio in cui spiega l’assenza per un impegno «fissato da tempo» plaude alle immagini «meravigliose» della piazza. «Qua c’è tutto il Pd», commentano Martina e Zingaretti, e nulla più, zero polemiche. L’obiettivo più urgente è rimotivare un popolo che negli ultimi tempi ha incassato colpi su colpi, e riportarlo ai gazebo. E gli applausi che arrivano dalla folla — decisamente superiori a qualche sparuto contestatore con l’immancabile invito morettiano «Fate qualcosa di sinistra» — rincuorano i contendenti: «Ci vedono uniti, tra la gente. È questo che vogliono i nostri militanti». Il doppio appello è allora al disarmo interno, a concentrare le energie contro l’ondata populista. «Il Pd unito — dice Martina — è indispensabile per battere i seminatori d’odio, quelli che pensano che si costruisca il futuro dell’italia sul rancore. Questa piazza ci chiede unità e apertura, non dobbiamo deluderla». «Basta guerre in questo campo, basta serpenti nella dialettica interna al partito, le persone non ne possono più. Se il problema è Salvini, l’unico avversario politico che abbiamo è quello, altri non ne vedo», avverte Zingaretti.
Il presidente del Lazio incassa intanto un endorsement di peso. Poco distante, Giuliano Pisapia svela il suo soste- gno: «Andrò a votare alle primarie perché credo sia importante per la sinistra», annuncia l’ex sindaco «arancione» di Milano, e «mi sembra coerente andare a votare Zingaretti».
La piazza affollata è per tutto il partito la base da cui ripartire. Ne è convinto Martina, che intravede una «primavera democratica» alle porte: «Questa è una reazione popolare, altro che élite. È un bellissimo segnale». Anche per Zingaretti «è da qui, da piazze meravigliose come questa, che si può ricostruire la sinistra, intercettando la voglia di futuro che c’è nel Paese».
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No alle guerre nel nostro campo, le persone non ne possono più L’unico rivale politico che abbiamo è Salvini Nicola Zingaretti
L’outsider
Giachetti resta a Roma per impegni già presi: «Ma quelle immagini sono meravigliose»
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Il Pd unito è necessario per battere i seminatori di odio quelli che pensano che si costruisca il futuro dell’italia col rancore Maurizio Martina