È un passo indietro per tutte le donne
Enoi che ci eravamo illuse...anni e anni a ripetere che l’amore non è possesso, che la gelosia non può e non deve giustificare in alcun modo la violenza, che se ti picchia non ti ama. Anni. Credevamo che il concetto fosse diventato chiaro. Poi un giorno arriva un giudice e scrive in una sentenza che «quel sentimento (cioè la gelosia, ndr) determinò in lui una soverchiante tempesta emotiva e passionale» e che quello stato di emotività tempestosa, diciamo così, è uno dei motivi che concorrono ad attenuare la pena all’assassino di turno. Un salto notevole, tra l’altro: da 30 a 16 anni. Tutto inutile, quindi. Dalla legge sullo stalking a oggi abbiamo passato dieci anni a ripetere al mondo che la violenza si sceglie. E invece una sentenza ci dice che no, si può anche essere in balìa di un turbamento incontrollato scatenato dalla gelosia e meritare per questo un po’ del diritto allo sconto di pena. Stupefacente. Ci tocca ricominciare daccapo. E allora riavvolgiamo il nastro. E diciamo, per la milionesima volta, che usare la gelosia come scudo per motivare qualunque azione violenta, farne un germoglio per la pianta della giustificazione, è un passo indietro per tutte le donne vittime di violenza domestica. Ed è un concetto che, specie se sancito da una sentenza (qui il presidente della Corte era Orazio Pescatore, relatrice Milena Zavatti), diventa pericoloso perché destinato a fare scuola per le violenze di vario genere che verranno.