Gli amici di Nardi raccolgono 70 mila euro per trovarlo
L’alpinista disperso sul Nanga Parbat con il britannico Ballard. Il maltempo frena le ricerche
Se al miracolo di ritrovarli vivi non crede nemmeno un grande esperto di montagna come Messner («Possibilità pari allo zero» — ha dichiarato) questo non significa che nelle teste e nei cuori di soccorritori e familiari ci sia rassegnazione. È di ieri la notizia di una sottoscrizione lanciata su Internet per sostenere i soccorsi di Daniele Nardi e del suo compagno di scalata, l’inglese Tom Ballard. Ad aprire la pagina sono stati gli amici di Latina di Daniele, condivisa anche da Kate, sorella di Tom. In poche ore sono stati raccolti oltre 70 mila euro. Come è ormai noto, i due alpinisti sono dispersi da domenica sul Nanga Parbat, in Pakistan. «Per noi Daniele non è solo un amico, ma anche un fratello» — si legge sulla pagina del sito gofundme.com —. «Non vogliamo lasciare nulla di intentato».
Intanto un altro giorno è trascorso. La macchina dei soccorsi è rimasta ferma. Ieri le pessime condizioni meteo hanno impedito all’elicottero militare di alzarsi in volo. «Domani (oggi ndr) si riproverà» — ha dichiarato l’ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo. Il diplomatico segue la macchina dei soccorsi spesso frenata dalle avversità. Il vento, le ondate di nevischio, l’infittirsi della neve e le nuvole basse hanno impedito agli elicotteri di volare in sicurezza. E quando il meteo avrebbe permesso il decollo si sono sovrapposte altre difficoltà. Come le tensioni militari tra Pakistan e India nel vicino Kashmir.
Dopo il fallimento dell’avvicinamento a piedi tentato due giorni fa da Ali Satpar e da alcuni altri esperti alpinisti locali, l’ultimo ed estremo tentativo di ritrovare l’italiano e l’inglese è affidato ai droni del basco Alex Txikon, capo di una delle due spedizioni invernali ferme al campo base del K2. La squadra di Txikon potrebbe essere trasportata al campo base del Nanga Parbat e poi avvicinato alla parete Diamir, sul versante nord-occidentale. E da lì pilotare una ricognizione a distanza, tra i 5.100 e i 7.000 metri di quota. Forse questa è l’unica possibilità di avvicinare l’inaccessibile sperone Mummery, colpito dalle valanghe e dal ghiaccio dei seracchi. Nardi e Ballard stavano tentando proprio quella salita.
I tentativi Impossibile arrivare nella zona a piedi o con gli elicotteri, adesso si prova con i droni