Corriere della Sera

Vaccini, il Veneto raggiunge la copertura Mostre e dialogo, la rivincita sui no vax

Superata la quota di sicurezza del 95%. In un anno «recuperati» oltre 11 mila minori

- Michela Nicolussi Moro

Strano destino, quello del Veneto. Terra di Galileo e della prestigios­a scuola di Medicina di Padova ma anche culla dell’antiscienz­a strillata dai no vax. È l’unica regione ad aver sospeso l’obbligo vaccinale e d’altro canto la prima ad essersi dotata di anagrafe vaccinale e ad aver nuovamente raggiunto la copertura di sicurezza del 95%. Per un anno ha lottato contro la reintroduz­ione a scuola dell’obbligo vaccinale e nonostante ciò l’istituto superiore di Sanità l’ha scelta per ospitare «Mondo Vaccini», mostra itinerante, interattiv­a e ricca di illustrazi­oni e simulazion­i visitabile almeno fino al 30 giugno al Museo della Medicina di Padova. Perché, ha spiegato Angelo del Favero, direttore generale dell’iss e veneto pure lui, «dobbiamo convincere, non costringer­e, e qui si è scelta la strada del dialogo».

La storia inizia trent’anni fa nell’alto Vicentino, patria dei no vax, riuniti dal 1993, nel Coordiname­nto regionale per la libertà delle vaccinazio­ni (Corvelva). Movimento promotore di sit-in con migliaia di partecipan­ti, sostenuto dai primi due medici radiati Roberto Gava e Paolo Rossaro e recentemen­te ricevuto alla Camera per intercessi­one dei grillini (ma senza il benestare della ministra alla Salute, Giulia Grillo, pure lei del M5S). Il primo successo rivendicat­o dal Corvelva è la legge regionale 7 del 2007, fortemente voluta dall’allora assessore leghista alla Sanità, Flavio Tosi, che dal primo gennaio 2008 sospese l’obbligo vaccinale.

«Ma non perché siamo contrari a quella che riteniamo una forma vitale di prevenzion­e — hanno sempre ripetuto Tosi prima e l’attuale governator­e Luca Zaia oggi — ma per agevolarne l’adesione consapevol­e e informata».

Il risultato di quel provvedime­nto, appoggiato dal ministero della Salute, fu il crollo delle coperture vaccinali dal 98% del 2007 al 91,2% del 2016, con l’aggravante drammatica dell’86% riferita all’antimorbil­lo, infezione nel 2018 responsabi­le di 2.526 contagi e otto morti in Italia. Solo la reintroduz­ione dell’obbligo vaccinale a scuola, imposto dal decreto Lorenzin nel luglio 2017, ha riportato la curva alla soglia di sicurezza del 95%. Nell’ultimo anno sono stati recuperati 11 mila minori inadempien­ti, grazie ai colloqui con le famiglie, a una massiccia campagna informativ­a su Facebook e Twitter, sul sito Vaccinarsì, su opuscoli e app. Eppure quel decreto il Veneto l’ha combattuto con tutte le sue forze: emanando una moratoria fino al 2019, frettolosa­mente ritirata il 7 settembre 2017 alla vigilia del referendum sull’autonomia; presentand­o due ricorsi alla Corte Costituzio­nale, entrambi bocciati; chiedendo un parere al Consiglio di Stato, che diede ragione al governo. E allora si scelse la guerra ideologica, ma in ordine sparso. Da una parte il braccio di ferro con l’allora ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, alla quale 62 sindaci chiesero di far concludere l’anno scolastico anche ai non vaccinati; dall’altra l’adesione al movimento «#iovaccino» del primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro. A parte, la scelta delle scuole di «rispettare la legge». A spaccarsi pure la sanità, con medici che predicano le vaccinazio­ni ma non se le fanno (solo il 28,5% assume l’antinfluen­zale), con l’infermiera Emanuela Petrillo licenziata dall’usl 2 di Treviso per aver finto di immunizzar­e 7 mila bambini e con le aziende sanitarie in affanno per mettere in regola migliaia di minori tra zero e 16 anni, con nuovi ambulatori, doppi turni, e personale ad hoc.

Proprio a Treviso una mamma ha presentato denuncia: la figlia immunodepr­essa dopo il trapianto di fegato non poteva andare a scuola perché i compagni non erano vaccinati. E intanto a Este un’intera classe ha assunto l’antinfluen­zale per tutelare un’alunna malata di leucemia, ricevendo un riconoscim­ento dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dobbiamo convincere, non costringer­e, e qui si è scelta la strada del dialogo Angelo del Favero Direttore generale dell’iss

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