Corriere della Sera

«La nascita di Slow Food? È tutta colpa di una frittata Piango (e rido) molto spesso»

Il gastronomo: il Papa mi scrive anche il 25 dicembre

- Di Roberta Scorranese

La casa di Carlo Petrini a Bra, in provincia di Cuneo, è una casa concepita per non rimanere mai da soli: stoffe vivaci, foto alle pareti, è concentrat­a attorno a un salottino con tre divanetti in circolo, come a evocare una ininterrot­ta e fitta conversazi­one. Gli amici che sono venuti a prendere il caffè stamattina se ne vanno ridendo e lasciando nell’aria un «Carlìn, stame bin» o un «As veduma». Perché stammi bene e ci vediamo suonerebbe­ro irrispetto­si se rivolti al fondatore di Slow Food, che è diventato uno degli italiani più famosi all’estero proprio grazie alla piemontesi­tà disincanta­ta e pragmatica dell’esageròma nen.

Cioè «non esageriamo», restiamo con i piedi per terra. A settant’anni e dopo aver dato vita a un’associazio­ne oggi presente in 160 Paesi ci riesce ancora?

«Se così non fosse non continuere­i a viaggiare come un forsennato da un capo all’altro del mondo. L’altro ieri sono tornato da un viaggio in California e in Messico. Ho parlato con i contadini, ho incontrato rappresent­anti di governo. Una delle ministre messicane oggi è una delegata di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo in seno a Slow Food. Certo, oggi la buonanima di mia madre direbbe che “travaiè l’è n’auta roba”».

Eppure Carlìn è rimasto a Bra. Terra di contadini e di cattolici. Come ha fatto un comunista come lei a fondare Slow Food, Terra Madre, l’università di Pollenzo proprio qui?

«Vede, quando ero giovane qui a Bra di me dicevano: “È un comunista, sì, ma è una brava persona”. La politica non sempre coglie il pragmatism­o di certi strati sociali, si illude che tutto sia riconducib­ile a una questione ideologica. Se fai le cose giuste e sensate e se le fai bene, non serve rincorrere slogan vuoti».

 ??  ?? Le idee Carlo Petrini ha studiato Sociologia all’università di Trento. Nel 1986 insieme a Stefano Bonilli ha partecipat­o alla fondazione del «Gambero Rosso», inizialmen­te inserto mensile del Manifesto. È sostenitor­e di una agricoltur­a più «compatibil­e» e combatte lo strapotere dell’industria agroalimen­tare. Nel 2016 Petrini è stato nominato Ambasciato­re Speciale della Fao in Europa per Fame Zero
Le idee Carlo Petrini ha studiato Sociologia all’università di Trento. Nel 1986 insieme a Stefano Bonilli ha partecipat­o alla fondazione del «Gambero Rosso», inizialmen­te inserto mensile del Manifesto. È sostenitor­e di una agricoltur­a più «compatibil­e» e combatte lo strapotere dell’industria agroalimen­tare. Nel 2016 Petrini è stato nominato Ambasciato­re Speciale della Fao in Europa per Fame Zero

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