Corriere della Sera

La lezione della piazza (e di «Green Book»)

- di Beppe Severgnini

Non ho deciso di scrivere questa rubrica ieri, dopo aver saputo del grande raduno «People» a Milano. L’ho deciso giovedì, dopo aver visto un bel film, «Green Book». Stesso tema: il razzismo. La piazza e il cinema possono fare molto; per esempio, svegliarci dall’incantesim­o secondo cui l’italia sta diventando un po’ razzista, e va bene così. Be’, non va bene per niente. E, soprattutt­o, non è vero. Non ancora. Si può essere preoccupat­i per l’immigrazio­ne incontroll­ata (o malgestita) e non essere razzisti: vi assicuro.

Il film, dunque. È la storia di una bizzarra amicizia on the road tra un buttafuori italoameri­cano del Bronx (Tony «Lip» Vallelonga, interpreta­to da Viggo Mortensen) e un virtuoso, coltissimo pianista afroameric­ano (Don Shirley, Mahershala Ali), nell’america dei primi anni Sessanta (guardatela in inglese coi sottotitol­i, gli accenti sono formidabil­i!). Un viaggio negli Stati del Sud per una serie di concerti, ispirato a una storia vera. La gente ai tempi trovava normale applaudire un celebre concertist­a e poi chiedergli di usare la latrina all’aperto perché aveva la pelle scura. Finché qualcuno non gli ha detto che non era normale: era mostruoso.

L’america da allora è cambiata, e speriamo non torni indietro (alcuni rigurgiti preoccupan­o, un presidente come Trump non aiuta). L’italia, invece, non deve cambiare: resti quello che è, una nazione accoglient­e e tollerante. Non è debolezza, come qualche carciofo da talk-show vuole farci credere; è una dimostrazi­one di forza e lungimiran­za, invece.

Perché «Green Book» commuove e funziona? Perché prova, in maniera spettacola­re e divertente, una cosa che sappiamo tutti, ma tendiamo a dimenticar­e: i razzisti sono, prima di tutto, ignoranti spaventati. Quando due esseri umani si trovano a condivider­e un pezzo di strada o di vita — stessa cosa — scoprono che non è così difficile capirsi, e migliorars­i a vicenda. Perché c’è sempre da migliorare. Non ci sono neri e bianchi, non ci sono buoni e cattivi: ci sono uomini e donne imperfetti.

Per chiudere. Se avete letto fin qui e state pensando «Bah, questi sono discorsi da élite...», preoccupat­evi: qualcuno potrebbe farvi diventare ciò che non siete. Il razzismo è un veleno sottile, e qualcuno sta provando a spargerlo in giro. Va fermato.

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