E la fabbrica che «inventò» il diesel ora pensa all’ebike
BARI La fabbrica del diesel: nella zona industriale di Bari la chiamano così. Il vero nome è Bosch Tecnologie Diesel ma l’abbreviazione rende bene l’idea. Perché i motori diesel, così come li conosciamo oggi, nacquero proprio qui più di 20 anni fa. Grazie all’intuizione di Mario Ricco, barese, che nel 1993 al Centro ricerche Fiat inventò il «common rail», il sistema di iniezione diretta per motori a gasolio che rivoluzionò il mondo dell’auto.
I primi a crederci furono i tedeschi di Bosch, che comprarono il brevetto iniziando nel 1998 la produzione in serie delle pompe common rail. Oggi all’ingresso dello stabilimento Bosch di Bari è conservata come un cimelio una Croma bianca, la prima autovettura con motore diesel common rail, su cui campeggia una frase di Robert Bosch, fondatore del colosso tedesco: «Nessuno dovrebbe accontentarsi dei successi ottenuti, ma tentare costantemente di migliorarsi». E alla Bosch lo hanno fatto, per più di 20 anni. Producendo oltre 30 milioni di pompe ad alta pressione «common rail» e arrivando a 2.400 dipendenti nel 2005. Oggi sono circa 2 mila e i sindacati sono preoccupati per il loro futuro. Colpa del dieselgate del 2015 che ha determinato, in tutta Europa, la messa al bando di mila i dipendenti che lavorano nel settore del diesel in Italia mila i dipendenti della fabbrica Bosch a Bari quel tipo di motorizzazione. A partire da Milano, con la nuova area B, passando per gli Ecobonus varati dal governo italiano che sta studiando anche l’addio agli sconti cosiddetti «inquinanti», diesel in testa.
«La difficoltà a far capire che il diesel non va demonizzato, perché con le nuove tecnologie le emissioni di ossido di azoto si riducono anche a 1/10 — spiega Gerhard Dambach, amministratore delegato del gruppo Bosch in Italia — è nella dinamica della discussione pubblica. Ora in Germania si sta cominciando a capire che anche solo un piccolo cambiamento del parco auto, con le nuove anche diesel, che sostituiscono le vecchie, ha effetti positivi nelle città più inquinate. In Italia ancora no. E non si comprano più auto perché l’elettrica non è ancora così diffusa e il diesel è messo al bando. E così cade il Pil». Su questo i sindacati sono perfettamente allineati all’azienda: «Il futuro dello stabilimento Bosch di Bari — spiega Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, responsabile del settore auto — dipende in gran parte dalle scelte politiche che si faranno in Italia e in Europa sul settore automotive. E il problema riguarda tutta l’industria del diesel che in Italia dà lavoro a 50 mila dipendenti, 150 mila con gli indiretti. Per questo chiediamo al ministero dello Sviluppo economico un incontro per spiegare le nostre ragioni, con l’obiettivo di evitare di favorire l’auto elettrica il cui beneficio per l’ambiente è tutto da dimostrare, visto che l’energia elettrica va prodotta». Nel 2016 lo stabilimento di Bari era totalmente dipendente dalla produzione legata al diesel. E in seguito al dieselgate, nel piano industriale 2017-2022 vennero annunciati esuberi — da 450 a 850 — crescenti in funzione dell’abbandono del diesel da parte delle case automobilistiche. I licenziamenti furono scongiurati grazie a una cassa integrazione di 6 giorni al mese (con evidenti ripercussioni sullo stipendio). Ma adesso, dopo la messa al bando del diesel in mezza Europa, i lavoratori sono in ansia: «Prevediamo nel 2019 un calo del 15% della produzione di pompe rispetto a quanto già pianificato — spiega uno dei due amministratori delegati di Bosch Tecnologie Diesel, Antonio Fabio Giuliani — ma non siamo impreparati: c’è stata un’accelerata dell’abbandono del diesel ma il fenomeno era già inquadrato. E la soluzione è la stessa: ammortizzatori sociali e nuovi prodotti. Adesso la produzione per il diesel è scesa dal 100% al 95% grazie al collettore aria-benzina e da fine 2019 inizieremo a produrre componenti per un motore di ebike, un mercato che prevediamo in forte crescita». Insomma l’elettrico salverà la fabbrica del diesel. Che, però, come sottolinea l’altro amministratore delegato della Bosch di Bari, il tedesco Martin Bogen, non è un demonio: «Non solo c’è diesel e diesel ma il motore a benzina emette anche più anidride carbonica…». ● Gerhard Dambach, 56 anni, alla guida di Bosch in Italia. I motori diesel così come li conosciamo oggi nacquero alla Bosch Tecnologie Diesel di Bari
● Ammortizzatori sociali (cassa e solidarietà) e nuovi prodotti: queste le ricette per affrontare l’uscita dal diesel