Corriere della Sera

«Sul podio da Israele all’italia La mia musica è multicultu­rale»

Omer Meir Wellber: per me Wagner è ancora un trauma ma lo dirigo

- Giuseppina Manin

Dove ha casa? Domanda non facile per Omer Meir Wellber. Il barbuto e simpatico direttore israeliano esita a rispondere. «A Tel Aviv c’è la mia famiglia d’origine, per lavoro vado regolarmen­te a Dresda, Londra e Palermo, la mia compagna e mia figlia stanno a Milano». Un zig zag per l’europa che a 37 anni è tutta energia per un giovane di talento, dal 2018 direttore principale alla Semperoper tedesca, da quest’anno della BBC Philharmon­ic, da gennaio 2020 alla guida del Massimo di Palermo. Daniel Barenboim, che su di lui ha scommesso dieci anni fa nominandol­o suo assistente alla Staatsoper e alla Scala, aveva visto bene.

«Palermo è una città con tanti livelli culturali. Mi ricorda Tel Aviv, per starci dietro devi rinnovarti di continuo. Il Massimo deve essere specchio della sua energia. Ho accettato un impegno a lungo respiro, cinque anni, con la garanzia di aver mano libera. Il sovrintend­ente Giambrone e il sindaco Orlando me l’hanno data».

E Omer è già al lavoro. Il 9 marzo dirigerà l’orchestra del Massimo in un concerto all’insegna di Rimskij-korsakov e Prokofiev. Sempre a marzo, 37 anni

il 28 e 29 a Torino, guiderà la Sinfonica Rai nella Messa in do minore di Mozart. Intanto mette a punto la sua prima stagione di Palermo. Apertura a gennaio con Parsifal, regista Graham Vick. «Ho voluto cominciare dall’autore per me più arduo. Wagner è un trauma non superato, un simbolo d’antisemiti­smo. Non posso ignorare quel che ha rappresent­ato».

Eppure proprio Barenboim è stato il primo a rompere il tabù e proporlo in Israele. «Per Daniel bisogna separare

l’uomo dal compositor­e, per me invece è tutt’uno. Ne abbiamo discusso spesso. Quello che mi irrita è l’aura mistica che avvolge la sua musica. Scegliendo Parsifal, l’opera “sacra”, ho voluto mettere il dito nella piaga. Lo dirigerò come fosse Beethoven, togliendog­li ogni patina finto spirituale».

A settembre un secondo progetto «rivoluzion­ario». «La trilogia Mozart-da Ponte tutta di fila, ogni cantante impegnato in due ruoli per ciascun titolo. Un allestimen­to coprodotto con Bruxelles e realizzato dal gruppo The Lab». Una bella sfida. «Barenboim mi ha detto: la prima cosa che devi fare se vuoi arrivare all’anima del pubblico è questa trilogia. Lui non sbaglia mai». Di recente è stato accusato da musicisti della Staatsoper per «atteggiame­nti dittatoria­li». «Denunce anonime... Poi qualche nome è emerso, musicisti usciti di scena. E la commission­e dell’orchestra gli ha ribadito solidariet­à. Daniel non ha un carattere facile, ma se c’è uno con cui vale la pena litigare è lui».

Musica da allargare alla società, una lezione che Omer metterà in pratica a Palermo: «Porteremo Bach in sei luoghi della città, andremo avanti con un progetto di educazione musicale per i giovani. E in omaggio a Beethoven ho commission­ato un melologo dove Ludwig comparirà come un rifugiato siriano. Lo spunto è da un suo sogno: si vedeva sperso in un paese arabo».

Da qui al 2025, già decisi i titoli successivi: «Nel ‘21 Oneghin, poi i Vespri siciliani, regia di Emma Dante e il Grand Macabre con Calixto Bieito. Ogni apertura in una lingua diversa. Un messaggio multicultu­rale in linea con lo spirito di Palermo».

Al Teatro Massimo

Il maestro di Tel Aviv, al vertice della Bbc Philharmon­ic, guiderà il Massimo di Palermo

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Omer Meir Wellber, 37 anni, dal 2018 direttore principale alla Semperoper tedesca e da quest’anno della BBC Philharmon­ic

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