Federer, cento titoli e non dimostrarli
Lo svizzero batte Tsitsipas a Dubai e fa cifra tonda: «E non finisce qui, ci sono altri record da battere»
Anche il mitologico tennista «centenario» sa dire grandi banalità: «È un sogno che si avvera».
Lo svizzero che sale a quota cento tornei vinti in carriera è un messaggio forte e chiaro ai naviganti: c’è ancora vita sul pianeta Federer a cinque mesi dal trentottesimo compleanno. Certo il Dubai Open non è uno Slam: è un Atp 500 piazzato dietro l’angolo del villone con palme e sabbia di riporto dove il maestro sverna e gode dei benefici fiscali dell’emirato. E non è nemmeno un Master 1000: lì la tenuta del nostro verrà messa alla prova a stretto giro, dal cemento americano. Però l’avversario in finale è nobile: quello Stefanos Tsitsipas che l’aveva eliminato negli ottavi dell’australian Open scatenando i de profundis, il nuovo dio greco che domani entrerà a testa alta, per la prima volta, nei top-10. E poi, in fondo, non è il caso di sottilizzare. Il trionfo a Dubai in due set (6-4, 6-4), peraltro giocando un tennis sontuoso per tutta la settimana, permette a Federer di fare cifra tonda e di rilanciare l’inseguimento a Jimmy Connors (109 titoli), vincitore a Tel Aviv nell’89 proprio a 37 anni, mentre gli altri Immortali (Nadal 80 e Djokovic 73) galleggiano a distanza siderale. 100
Se dopo venti Slam serviva i titoli Atp vinti da Roger Federer in carriera, compresi 20 Slam. Solo Jimmy Connors ne ha conquistati di più: 109 un altro bollino di qualità sul miglior prodotto (incluso il cioccolato) che la Svizzera abbia mai esportato nel mondo, eccolo qui. Federer taglia l’ennesimo traguardo di un viaggio cominciato nel febbraio 2001 a Milano battendo a 19 anni, con il codino e un caratterino assai pepato («migliorarmi è stata la sfida più tosta»), il francese Boutter: ci ha messo diciott’anni per produrre quattro figli e cento successi, che significa una media di 5,5 tornei vinti a stagione tranne nel 2016, quando fu fermato da un infortunio al menisco.
«E non finisce qui. Ci sono ancora tanti record da battere. Certo di strada ne ho fatta: tu Stefanos nel 2001 eri nato...?» chiede a Tsistipas, che diciotto anni orsono aveva poco più di due anni. Guarda un video celebrativo tra caftani e narghilè che si spellano le mani perché il momento è solenne.
Non occorreva vedergli alzare le braccia per certificare una longevità fuori dal comune né aggiornare la contabilità per convincersi che Federer sia portatore di un patrimonio tennistico senza eguali. Però la cifra cento è simbolica e Roger è contento: «Sono fiero di essere ancora qui per poter sfidare la nuova generazione di tennisti, esattamente come feci io ai miei tempi con i miti che vedevo alla tv».
I tempi cambiano ma per ora — nel clima mite dei match due set su tre, lontano dalle asperità del Grande Slam — non cambia Federer.