La metropoli che verrà
La Milano che cambia. Quella raccontata nello speciale, in edicola gratis domani: 32 pagine per esplorare la città più all’avanguardia d’italia.
La sintesi più immediata è quella grafica, l’illustrazione di Fabio Sironi in copertina: una visione che, con un colpo d’occhio, abbraccia le tante anime di Milano. La copertina è quella dell’inserto del Corriere dedicato, appunto, a Milano che uscirà domani, gratuito e diffuso su tutto il territorio nazionale, con il quotidiano. In occasione del rinnovamento delle pagine della cronaca milanese, il Corriere propone questo speciale, un numero da collezione: non soltanto in quanto edizione di pregio, grazie ai temi affrontati e alle firme prestigiose, ma perché in 32 pagine racchiude ed esplora le radici, il presente e il futuro possibile della città più all’avanguardia d’italia. Sfogliandolo, si resta colpiti dalla moltitudine di prospettive da cui guardare la città: architettonica, storica, economica, sociale, culturale.
Un volo immaginario, ma molto reale, sulla città, fotografandone ad alta definizione territorio e umanità: dalle vette — i nuovi palazzi di Porta Nuova e Citylife — al suolo delle strade del centro e delle periferie, fino al sottosuolo, popolato da immagini della vecchia malavita e dalle nuove difficoltà, come «il bosco della droga» a Rogoredo. Un viaggio dove si intrecciano progetti, entusiasmi, sfide e, anche, le insidie di ogni metropoli. Milano oggi si misura con le grandi città d’europa e del mondo occidentale, come afferma il sindaco Beppe Sala in una delle due interviste contenute nello speciale. Nell’altra, l’arcivescovo Mario Delpini ricorda che accanto al- la città dei fasti esiste quella delle povertà. Ma quanti centri ci sono a Milano? Tanti quanti i suoi luoghi, che si moltiplicano nello spazio e nel tempo. La Darsena del passato, in origine approdo dei barconi con i marmi per costruire il Duomo, poi porto popolato da malavita, è sempre la Darsena, ma oggi è luogo di attrazione per passeggiate, aperitivi, selfie dei turisti (in città, nel 2017, quasi 7 milioni). Movida, comunque vita. Come a Lambrate, prima paese, poi costola operaia (la fabbrica dell’innocenti che diede alla luce la Lambretta), ora anche quartiere del design. Sfugge alle gabbie, Milano, e costruisce reti, quelle in cui circuita l’economia, la comunicazione, la solidarietà.
Raccontarla, illuminarla con inchieste, testimonianze, racconti. Questo faceva un grande scrittore e cronista del Corriere, Dino Buzzati, al quale è dedicato il paginone centrale dell’inserto. Mentre i milanesi camminano, per indole e cultura, verso il futuro, con quel pragmatismo per cui la memoria è una risorsa e non un ostacolo. Un futuro nel quale la città vuole muoversi a un’unica velocità, con la consapevolezza che la distanza tra centro e periferie va superata, in nome di un’idea policentrica, con tanti motori. Forse una visione simile a quella che ebbe, all’inizio del secolo scorso, l’ingegner Enrico Forlanini, quando costruì due dirigibili. Si chiamavano Leonardo da Vinci e Città di Milano e presero il volo dalle periferie. Il primo, nel 1909, da Crescenzago, e l’altro, nel 1913, da Baggio. Per volare verso il centro della città.