Corriere della Sera

Arrivo in Vespa e gag al seggio, il giorno da elettore di Renzi I suoi: ha appoggiato Giachetti

«Da Nicola vittoria bella e netta. Adesso basta fuoco amico»

- di Paolo Ceccarelli

FIRENZE Matteo Renzi saluta i volontari del Pd, prende la scheda e se ne va. Non si ferma dietro una delle cabine allestite nel seggio delle Leopoldine di piazza Tasso, ma va in un’altra stanza. «Non è che avete messo degli specchi sul soffitto per vedere chi voto?», scherza. Un giornalist­a armato di videocamer­a lo segue, ma viene subito redarguito dalla scorta dell’ex premier.

Per chi ha votato Renzi? «Non mi fregherete così, a 10 ore dalla chiusura dei seggi», dice lui poco dopo essere arrivato in Vespa, alle 8.45 del mattino. La domanda lo inseguirà per tutto il giorno. I suoi fedelissim­i giurano che l’ex premier tifava per Roberto Giachetti, il candidato alfiere del renzismo ortodosso. «Ma oggi (ieri, ndr) con i gazebo aperti non può dirlo: vi immaginate che polemiche...», spiegano. «Forse domani, a risultati acquisiti».

«Sono molto felice di aver partecipat­o a questo festival della democrazia. Il Pd è l’unico partito che coinvolge migliaia di persone nella scelta del suo leader», spiega Renzi. Per settimane ha tenuto banco il tam tam sulla voglia dell’ex Rottamator­e di uscire dai Democratic­i, ma questa sembra più una dichiarazi­one d’amore che d’addio. O no? Renzi sorride e non risponde. «Mi auguro che il vincitore non subisca il fuoco amico che ho subito io da segretario. Noi ci impegnerem­o in questa direzione. Concetto che ribadisce in serata, a risultato acquisito: «Quella di Nicola Zingaretti è una vittoria bella e netta. Adesso basta col fuoco amico: gli avversari politici non sono in casa ma al Governo».

La battaglia da fare, insiste al seggio, è quella contro 5 Stelle e Lega. «Il palloncino grillino si è sgonfiato, non solo alle Regionali, ma nella credibilit­à della classe dirigente». E la manifestaz­ione antirazzis­ta di sabato a Milano è «un segnale a Salvini e alla Lega».

Scherza con i volontari Pd e le persone che incontra fuori dal seggio. Ma lo sguardo cambia quando gli chiedono dei suoi genitori agli arresti domiciliar­i da oltre 10 giorni per bancarotta fraudolent­a. «È una vicenda che mi fa molto soffrire — dice l’ex premier con un tono di voce appena più basso — ma che a livello istituzion­ale abbiamo affrontato con uno stile che andrebbe sempliceme­nte ricordato: aspettiamo e rispettiam­o le sentenze, che si fanno nelle aule dei tribunali, non negli studi tv. Aspettiamo le sentenze e vediamo chi è colpevole». Tiziano Renzi, ex segretario del Pd a Rignano sull’arno, ieri è diventato anche un piccolo caso «giuridico» per i Democratic­i. «Può votare o no per le primarie?», si sono chiesti nel Pd toscano. Risposta dopo aver consultato i regolament­i interni: il voto domiciliar­e è riservato solo a chi ha problemi di salute e in ogni caso il padre dell’ex premier non ne ha fatto richiesta.

Il padre Tiziano

A Rignano i dubbi sulla possibilit­à del padre di votare dai domiciliar­i Ma lui non fa richiesta

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In scooter Matteo Renzi, 44 anni, arriva al seggio per votare

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