Autonomia, Mattarella dà un «parere» destinato a pesare
Èsolo «un parere» sul ruolo del Parlamento, ma, visto che a esprimerlo è Sergio Mattarella, sembra destinato a pesare nella partita sull’autonomia differenziata. Si sa: prima che politico e giudice costituzionale il capo dello Stato era docente di diritto parlamentare. Ed è appunto «esclusivamente in questa veste», per non interferire, che tre settimane fa ha accettato di dare lumi ai presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio, saliti al Quirinale con l’idea di sondarlo sull’iter migliore per mettere in cantiere la riforma nata dai referendum di Veneto e Lombardia, cui si è aggregata l’emiliaromagna, per cambiare le competenze, e le risorse finanziarie a ciò collegate (ecco il vero punto critico), delle tre regioni.
Un progetto che, una volta nell’agenda di governo, ha cominciato a dividere la maggioranza, mentre il confronto politico si allarga ormai anche ai costituzionalisti. Oggetto del contendere: il percorso per affrontare questo inedito dossier e, di conseguenza, i compiti che spettano alle Assemblee. Da una parte c’è chi — in primis la Lega — preme affinché il testo sia discusso al Senato e alla Camera con la semplice ratifica di una mozione dalla quale emerga un indirizzo politico da affidare al premier Conte per la ricerca di un’intesa con le regioni. Dall’altra parte c’è chi — su tutti Roberto Fico e i 5 Stelle — rivendica il diritto del Parlamento a svolgere una discussione «di merito», con possibilità di emendare i testi, sui poteri che lo Stato cederebbe alle regioni. Due soluzioni su cui si gioca il destino della legge, visto che contrappongono velocità (e varo senza trappole della nuova autonomia) e lentezza (con rischi di depotenziamento o persino affossamento della riforma).
Il parere «da giurista» del presidente è stato di far esaminare pienamente la riforma dalle Camere. Sia perché i regolamenti lo consentono sia perché, su un caso di tale delicatezza, è preferibile un largo approfondimento. «La scelta è vostra», ha detto Mattarella a Fico e Casellati, al momento del congedo. Come dire: non pensate di coprirvi dietro di me.