Corriere della Sera

La corsa a ostacoli del 2019 in Europa L’italia perde le cariche al «top»

Scadono tra gli altri i mandati di Draghi e Tajani. La partita per la Commission­e

- Di Federico Fubini

Comprensib­ilmente assorbiti da lunghe partite a scacchi attorno a ogni ufficio pubblico nel Paese, da Banca d’italia, a Consob, alle società di Stato, all’istituto di previdenza, noi italiani rischiamo a volte di perdere di vista il quadro generale. Considerat­e questo fatto singolare per una nazione sempre preoccupat­a di non contare mai abbastanza in Europa: oggi si trovano degli italiani negli incarichi di massimo potere in quasi tutto ciò che abbia a che fare con l’unione europea.

Sono italiane le persone alla testa della politica monetaria nell’area euro, della vigilanza bancaria, del Parlamento di Strasburgo, della commission­e parlamenta­re più importante, della politica estera dell’ue, della direzione affari economici e finanziari e alla guida dell’analisi sull’antitrust nella più potente delle amministra­zioni di Bruxelles: la Commission­e europea. C’è una strana ironia anche nel fatto che quando mesi fa un altro italiano, Giovanni Kessler, lasciò uno snodo di controllo com’è l’ufficio anti-frode della Ue (Kessler era stato chiamato a dirigere l’agenzia delle dogane a Roma), fu nominato un finlandese dal nome singolare: Villa Itälä.

Posti-chiave

In Italia a stento esiste consapevol­ezza della presenza di tanti connaziona­li nei posti di responsabi­lità in Europa. Anche quando lo sappiamo, non ce ne ricordiamo: la narrazione sull’italia vittima di qualche complotto a Bruxelles funziona molto meglio. C’è ancora meno consapevol­ezza del fatto che per lo più l’essere italiani di solito non ha né impedito, né favorito l’ascesa dei connaziona­li oggi al vertice del sistema. Sono dove sono perché ciascuno di loro si è fatto apprezzare. È così per il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, per il suo omologo nella vigilanza bancaria della Bce Andrea Enria, per il presidente dell’europarlam­ento Antonio Tajani, per quello della commission­e parlamenta­re Economia e finanza di Strasburgo Roberto Gualtieri, per la vicepresid­ente della Commission­e Ue con incarico per la politica estera Federica Mogherini (appena nominata da Euractiv secondo miglior commissari­o Ue subito dopo Margrethe Vestager), per il direttore generale Economia e finanza della stessa Ue Marco Buti e per il capoeconom­ista dell’antitrust alla Commission­e Tommaso Valletti.

Omogeneità culturale

L’ingranaggi­o europeo, almeno quello delle cariche politiche, resta da decenni un ibrido di due manuali Cencelli: uno per nazionalit­à e l’altro per «famiglia politica» (in base a quest’ultimo fino a ieri popolari e socialisti si spartivano tutto). Ma la capacità personale e l’omogeneità culturale al sistema restano fattori determinan­ti per la scelta dei singoli, quando la lista dei nomi si è ristretta.

Andrea Enria, 57 anni, non era considerat­o il candidato più forte per succedere alla francese Danièle Nouy alla vigilanza bancaria Bce. Il sostegno della Germania, della stessa Nouy e il fatto di essere donna dove gli uomini sono molti di più favoriva l’irlandese

Sharon Donnery. Poi il Parlamento Ue ha ascoltato a lungo entrambi i candidati e mandato una raccomanda­zione chiara a Draghi. D’altra parte anni fa fu tagliato fuori dal comitato esecutivo della Bce il belga Paul De Grauwe, forse il miglior macroecono­mista in

Europa, in fondo solo perché aveva idee disomogene­e rispetto alla cultura dominante. Non è politicame­nte corretto dirlo, ma una dose minima di conformism­o non ha mai fatto male a nessuno quando si tratta di ripartire e affidare il potere in un sistema composito.

Massimi livelli

C’è poi un ulteriore aspetto che in Italia si tende a dimenticar­e: gran parte delle posizioni di autorità dei nostri connaziona­li in Europa nel 2019 vengono meno. Scadono i mandati di Draghi, Tajani, Mogherini, Gualtieri e Buti. Se il Paese (non solo il governo) vuole continuare ad avere un livello granulare di informazio­ne e visibilità sulla macchina dell’unione europea, questo è il momento in cui deve chiedersi come fare. L’esperienza mostra che la chiave di tutto è avere candidati all’altezza. Questo dovrebbe suggerire ai partiti di formare liste del massimo livello per l’europarlam­ento, in modo da avere candidati riconosciu­ti e stimati per i suoi posti più importanti.

Ci sono poi altre due partite, se possibile ancora più complesse. Con l’uscita di Draghi in ottobre per la prima volta dall’avvio dell’euro l’italia rischia di non avere una persona nel comitato esecutivo della Bce. La possibilit­à di restare fuori è concreta, se il Paese non presenta un candidato apprezzato in Europa: la vicinanza al governo conta meno della credibilit­à personale. Per quanto criticato da molti per la sua condotta in Europa, lo stesso Silvio Berlusconi da premier spesso ha seguito questo criterio. Né Draghi alla Bce, né Mario Monti nominato nel 1994 alla Commission­e Ue avevano mai dimostrato simpatie per il centrodest­ra.

A Bruxelles

Candidato forte

Per il commissari­o Ue conta più la credibilit­à personale che l’appartenen­za politica

Infine la scelta più delicata, quella per la Commission­e Ue. Come dimostra la recente intervista del presidente dell’associazio­ne bancaria Antonio Patuelli al «Corriere», in Italia si avverte l’esigenza che il prossimo commissari­o Ue mandato da Roma abbia un portafogli­o economico di peso. Vista la maggioranz­a sovranista a Roma, c’è poi una sfida in più: per la prima volta l’europarlam­ento dovrà votare la fiducia a un commissari­o Ue italiano che è all’opposizion­e della probabile maggioranz­a di Strasburgo formata da popolari, socialdemo­cratici e dei liberali di Emmanuel Macron e Guy Verhofstad­t. Alcuni non aspettano altro che un nome italiano debole per impallinar­lo meglio. È il caso di dargliene uno forte.

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Gualtieri Roberto Gualtieri, presidente commission­e Parlamento Ue sui temi economici e monetari
 ??  ?? Buti Marco Buti: da 11 anni direttore per gli Affari economici della Commission­e Ue
Buti Marco Buti: da 11 anni direttore per gli Affari economici della Commission­e Ue
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Draghi Mario Draghi, presidente della Bce. Il suo mandato scade il 31 ottobre 2019
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Tajani Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo fino al prossimo luglio

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