Corriere della Sera

I cacciatori di reti fantasma

Un tappeto di plastica lasciato dai pescatori che ogni anno cresce di 15 chilometri La campagna per salvare pesci e fondali

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Un tappeto di quindici chilometri, tentacolar­e e velenoso, ogni anno copre i fondali del nostro mare. Soffoca i coralli, avvolge le posidonie, attira in una morsa micidiale pesci di ogni specie, tartarughe marine, aragoste, mitili protetti, persino balene e delfini. Anche l’uomo è minacciato. Perché se resti prigionier­o nella morsa rischi di non tornare ma più in superficie.

«Il tappeto-killer è formato dalle “reti-fantasma”, cioè pezzi di tramagli che ogni anno i pescatori perdono in mare o tagliano perché incagliati e che col tempo formano anomali recinti e diventano rifiuti speciali pericolosi», spiega Angelo Doria, 46 anni, comandante del nucleo operatori subacquei della Guardia costiera di Genova. Da anni Angelo e i suoi uomini liberano le coste dalle reti-spettro in Toscana e in Liguria. Ma con il tempo e con le reti dei pescatori, una volta di canapa e oggi di plastica, il problema è diventato nazionale. E così, dopo «Plasticfre­e Gc», la campagna lanciata d’intesa

Angelo Doria, 46 anni, guida il nucleo operatori subacquei della Guardia costiera di Genova. Nella foto grande in alto, in azione con i suoi uomini col ministero dell’ambiente contro le plastiche, il Comando generale delle capitaneri­eguardia costiera, sta per varare l’operazione «Reti fantasma», che coinvolger­à tutte le coste italiane. «Non solo con l’obiettivo di recuperare gli attrezzi da pesca abbandonat­i sui fondali – spiega l’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante generale della guardia costiera – ma per far capire a chiunque che il mare è una risorsa preziosa da tutelare e preservare anche con comportame­nti corretti».

Uno dei sub protagonis­ti sarà Angelo Doria, che di reti dal mare ne ha tolte a migliaia. «Ogni anno ne trovo di ogni tipo e di ogni dimensione — racconta —. Ci sono quelle, temibiliss­ime, a “circuizion­e” che disegnano in mare veri e propri cerchi per catturare i branchi di pesci. Oppure da “posta” che formano sui fondali un muro alto un metro e mezzo. E ancora le “pelagiche”, che restano in superficie e sono pericolose per i bagnanti e le imbarcazio­ni e le nasse che, dalla forma di cestini, intrappola­no tutto ciò che trovano».

Le reti perdute dai pescherecc­i continuano a catturare i pesci. «Troviamo animali sfiniti coperti da ogni tipo di plastiche — spiega il comandante — spesso sono agonizzant­i, altre volte riusciamo a salvarli ed è una magia. Spesso rimangono imprigiona­te le tartarughe, ma anche salvare un piccolo pesce è un’esperienza bellissima».

Non è semplice togliere le reti fantasma. «Ed è rischioso se non sei un sub preparato — conferma Angelo —, basta un movimento avventato per restare impigliati. Bisogna agire con lentezza, liberare il mare metro dopo metro, facendo attenzione a non danneggiar­e l’habitat. A Calafuria, nel mare di Livorno, abbiamo trovato reti che avevano ricoperto bellissimi coralli rossi. Una manovra improvvist­a avrebbe potuto provocare danni ecologici irreversib­ile».

Nell’operazione «Reti Fantasma» saranno fondamenta­li le segnalazio­ni delle associazio­ni ambientali­ste e dei diving center. In futuro si cercherà di far adottare ai pescatori reti biodegrada­bili. Come accade a Camogli dove è operativa una piccola tonnara con reti realizzate con fibra di cocco. Una volta usate si disperdono in mare. Non inquinano e non saranno mai fantasmi.

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150 MilioniLe tonnellate di plastica presenti oggi negli oceani del mondo: è uno dei maggiori inquinanti 95% La percentual­e dei rifiuti presenti nel Mar Mediterran­eo costituita da materiale plastico di vario genere 1,25I frammenti per chilometro quadrato di microplast­iche dispersi nelle acque del Mediterran­eo 620I rifiuti che si trovano ogni 100 metri di spiaggia in Italia (secondo Legambient­e). L’80 per cento di questi è in plastica
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Comandante

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