Corriere della Sera

Rkomi: oltre il rap, esploro i sentimenti

«La musica va contaminat­a, cerco suoni in Africa». Collaboraz­ioni con Elisa e Jovanotti

- Barbara Visentin

N on si definisce un rapper, anche se viene dal rap. Attinge alla trap con basi elettronic­he e autotune, ma vi affianca batteria, basso, pianoforte, tromba e tanti altri strumenti «suonati» alla vecchia maniera. Inquadrare la musica di Rkomi in un genere è inevitabil­mente limitante: «Cerco un linguaggio più aperto, dove non esistano regole», spiega questo ventiquatt­renne timido e sorridente, che di nome, riordinand­o le sillabe, fa Mirko Martorana. Cresciuto nella periferia milanese di Calvairate, passato dalle case popolari a condivider­e l’appartamen­to con il rapper e amico Tedua in un «melting pot di teste creative» che includeva anche Ghali e Izi, ha iniziato a credere nella sua musica più tardi dei colleghi: «Non ne avevo il coraggio e temevo di non avere il background» confessa.

Oggi il risultato della sua ricerca sta nei 13 brani di «Dove gli occhi non arrivano», album in uscita il 22 marzo dopo il disco di platino «Io in Terra» del 2017 e il libro più ● «Dove gli occhi non arrivano» è l’album di Rkomi in uscita il 22 marzo dopo «Io in Terra» del 2017. Il disco ha featuring inaspettat­i come quello di Elisa in «Blu» e di Jovanotti in «Canzone». Hanno partecipat­o anche Ghali, Sfera Ebbasta, Carl Brave e Dardust ep «Ossigeno» del 2018. La regia del nuovo lavoro è affidata al produttore del momento Charlie Charles, nome che ha portato al successo i «big» della trap e anche il vincitore di Sanremo Mahmood. La sua supervisio­ne, però, in questo caso esplora ambiti inediti: «Siamo andati in Sud Africa per lavorare con dei musicisti bravissimi di Johannesbu­rg, alla ricerca di un’espression­e musicale originale - racconta Rkomi -. Ci siamo messi alla prova con delle jam session e Charlie è riuscito a entrare nella mia testa, capendo esattament­e quello che volevo».

Poi sono arrivate le collaboraz­ioni con gli artisti italiani: il disco ha featuring inaspettat­i e più che autorevoli, come quello di Elisa in «Blu» e di Jovanotti in «Canzone», ma ai giganti del pop unisce anche i protagonis­ti della nuova generazion­e, fra Ghali, Sfera Ebbasta, Carl Brave e Dardust.

«Non sono solo dei nomi: i brani si prestavano all’entrata di altre voci e ci vedevo esattament­e loro, sono state collaboraz­ioni molto spontanee, nate da stima reciproca, anche se mi sembra assurdo esserci riuscito», racconta. Così unendo mondi diversi, recuperand­o sonorità funky o suggestion­i anni 70, appiccican­dole alle rime rap o all’immediatez­za del pop, Rkomi potrebbe aver tracciato una nuova direzione per la scena contempora­nea: «Sento di aver fatto un passo avanti come artista e l’ho fatto guardandom­i indietro, ascoltando tanto il primo Pharrell quanto il vecchio Vasco. Ma più in generale penso che per il rap italiano 23 anni Rkomi (nome d’arte di Mirko Martorana) è cresciuto nella periferia milanese di Calvairate, stia arrivando il momento di attingere dal passato. Cambierà qualcosa, tutti vanno avanti ma senza sapere cosa sia esattament­e questo avanti. L’evoluzione porterà a recuperare suoni di ieri».

Oltre a guardare indietro, Rkomi si guarda dentro: nelle canzoni racchiude «microcosmi personali» di immaginazi­one, nei testi fa auto-analisi e un po’ si cruccia di essere «un sentimenta­lone molto emotivo». Si rivolge a tante figure femminili: «Non riesco a farne a meno, anche perché sono cresciuto fra le donne, con mia madre e le sue cinque sorelle, con mia nonna che ha cresciuto da sola sette figli, senza mai conoscere mio padre», spiega. Una dimensione musicale molto intima, ben lontana dal ring del rap che si sfida a colpi di soldi e auto di lusso. «L’ho fatto anch’io, ma ora non è più il momento di millantare. Parlo di delusioni e sudore, di una certa crudezza nei confronti della vita. Ma quel che mi spettava io l’ho avuto».

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Il disco

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