A Betlemme un campo sportivo intitolato a Davide
La soddisfazione della famiglia: «A lui sarebbe piaciuto, credeva nella beneficienza concreta»
Davide non viveva su un’isola. «Voleva capire» ci spiegò mamma Anna quando la incontrammo nei giorni di Natale, mentre ci mostrava le fotografie del suo figliolo non con le braghette da calciatore ma lo zaino da viaggiatore. «Per lui girare il mondo era un modo per capire le cose, per capire le persone». Per scappare dall’isola. Per non sentirsi solo. Per vivere.
Ecco perché a Davide questa sarebbe piaciuta: a Betlemme nascerà un campo sportivo col suo nome. L’iniziativa è di un intraprendente manager sportivo italiano, Luca Scolari, 54 anni, amico del capitano della Fiorentina andatosene un anno fa. Ora del progetto c’è anche l’ufficialità, a comunicarla è stato il sindaco della Città della Natività, con tanto di documentazione, inviata allo stesso Scolari: «La informiamo che il consiglio comunale di Betlemme ha deciso di accettare la vostra proposta per realizzare il campo sportivo nella città di Betlemme, destinato ai bambini e ai giovani per lo sport. Inoltre, ha deciso di dedicare il campo al calciatore Davide Astori, come da voi proposto. Il consiglio comunale vi ringrazia ancora dell’interesse dimostrato per svolgere progetti che aiutano lo sviluppo della città di Betlemme e che permette a sua volta di praticare vari sport».
Scolari non è nuovo a iniziative di questo genere: la sua associazione «Assist for peace» ha già fatto molto in Terra Santa, anche nel nome di Davide. Da brividi la celebrazione a Gerusalemme del maggio scorso quando una maglia viola col numero 13 fu portata nella Basilica del Santo Sepolcro dagli studenti della Terra Sancta High School, crogiolo di ragazzi di tutte le etnie.
Ora il campo sportivo. Che è soprattutto un messaggio di pace, in una terra complessa. Un’iniziativa che ha colpito la famiglia Astori: «A Davide sarebbe piaciuta, credeva nella beneficienza vera, quella fatta di gesti concreti».
Come quando nel 2015 contribuì a finanziare la ricostruzione di una scuola a Katmandu distrutta dal terremoto. In Nepal c’era stato con la sua Francesca. «Andavamo come due adolescenti, treni e autobus, scoperte e meraviglia» raccontò lei a Walter Veltroni. In quello «scoperte e meraviglia» c’era tutto Davide, la sua eredità, il suo non voler vivere su un’isola, ma nel mondo.