Rossi outsider parte a fari spenti La chiave è tutta nella nuova moto
Finiti da una vita i tempi in cui era il favorito, Valentino ormai parte sempre come outsider, a fari spenti. L’anno scorso, chiuso al terzo posto (migliore delle Yamaha) ma senza nemmeno una vittoria, è stato il suo peggiore in Motogp, nefasto biennio Ducati a parte; il suo ultimo successo risale a 27 gare fa, Assen 25 giugno 2017; il suo ultimo titolo al 2009; in più il 16 febbraio ha compiuto 40 anni. Scommettereste ancora su uno così? Istintivamente no. Eppure con Rossi, come con tutti i grandi, conviene sempre andare cauti. La questione è chiara: mancandogli la velocità e i riflessi di una volta, ma persistendo la classe e l’esperienza, la chiave sta tutta nella moto. La M1, rispetto a Honda e Ducati, era chiaramente indietro nel 2018, ma pare che quest’inverno a Iwata, dove hanno cambiato diversi dirigenti e ingegneri, abbiano fatto i doppi turni in fabbrica e ai computer. Così nei test Viñales è volato, i clienti Morbidelli e l’esordiente Quartararo hanno catturato l’occhio e lo stesso Rossi non è andato male. Yamaha rinata, dunque? Sì. Gap colmato? Non ancora. Anche perché Malesia e Qatar sono circuiti tradizionalmente favorevoli alla M1 e la vera risposta arriverà più avanti. «Per ora siamo forti sul giro secco — dice Vale —. Per la gara siamo inferiori ai migliori». Dunque, si rincorre ancora. Previsione: una zampata o due alla fine arriveranno; per il famoso decimo titolo serve invece un allineamento degli astri mai visto prima. In caso contrario, tranquilli: c’è tempo. Non dice che smetterà a 46 anni?