Corriere della Sera

Addio a Luke Perry il Dylan di Beverly Hills

Era l’affascinan­te Dylan nella serie cult L’attore colpito da un ictus pochi giorni fa

- di Matteo Persivale a pagina 18

La T-shirt bianca e i jeans stinti, la moto nera e lo sguardo triste, la solitudine del ragazzo ricco costretto a vivere lontano dai genitori che non lo amavano: con Luke Perry, protagonis­ta di «Beverly Hills 90210», morto ieri a Los Angeles per le conseguenz­e di un ictus a soli 52 anni (mercoledì scorso il malore che era parso subito gravissimo, il coma), non se ne va soltanto uno degli attori televisivi più importanti dell’ultimo trentennio, ma scompare anche un simbolo degli anni 90. Simbolo della confusione adolescenz­iale, della solitudine.

Il suo coetaneo Kurt Cobain in quegli anni fu il maledetto del grunge, il ribelle con la chitarra elettrica che vedeva il successo come la prova della sua ipocrisia. Luke Perry, idolo pop quanto Cobain era l’eroe del rock, incarnava l’inquietudi­ne e la confusione giovanile, Dylan con problemi d’alcolismo innamorato della dolce Brenda arrivata dalla provincia, sorella del suo migliore amico, il sensibile Brandon.

«Beverly Hills 90210» apparve nel 1990 con successo globale (20 milioni di spettatori ad ogni puntata soltanto negli Usa) e l’ultima puntata è stata trasmessa nel 2000: raccontava dei fratelli Brandon e Brenda arrivati nella terra dei ricchi california­ni dal natio Minnesota, ma il protagonis­ta era il Dylan Mckay di Luke Perry.

Ribelle nella fiction e fuori, fu il primo (1995) a lasciare il serial all’apice del successo per provarci col cinema: andò male (lo ricordiamo in Vacanze di Natale 95 con Cristiana Capotondi che gli dice «quanto sei bbbono» in discoteca) e così tornò a «Beverly Hills 90210» tre anni più tardi, ammettendo con franchezza che lo faceva per i soldi.

Ma per soldi non accettò almeno la malconsigl­iata «reunion» del 2008 con gli ex colleghi un po’ spaesati, lasciando il ricordo del Dylan bello e dannato all’esercito di fan alle quali Capotondi aveva dato voce stentorea.

Accolta la fama con lo schietto realismo da figlio d’un metalmecca­nico dell’ohio, era arrivato al successo dopo una serie impression­anti di «no» incassati ai casting (inizialmen­te doveva interpreta­re il personaggi­o secondario di Steve ma l’avevano scartato anche quella volta, vinse il ruolo di Dylan contro ogni aspettativ­a non soltanto sua, ma anche del suo agente).

Il dopo-«90210» fu poco stimolante, in quest’ultimo ventennio della sua vita e della sua carriera: comparsate in serial di successo come «Criminal Minds», «Law & Order: Special Victims Unit» e «Will & Grace», doppiaggi a lodevole tasso di autoironia ne «I Simpson» e ne «I Griffin» nei panni di se stesso, icona anni Novanta fuori tempo massimo. Ci provò con il teatro di lusso, Rocky Horror Show a Broadway e Harry ti presento Sally a Londra, sempre a caccia di quel successo che era stato suo e che gli era sfuggito dalle mani in un istante, spente le luci sul set dell’ultima puntata di «Beverly Hills».

Il mondo l’ha rivisto in «Riverdale» (su Sky), serial nel quale ormai faceva una parte da comprimari­o, il papà, con le rughe in vista lodevolmen­te sottratte al Botox e lo sguardo triste di una volta. E il pensiero a quegli anni lontani, quando era il più bello e il più famoso di tutti.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? I volti Qui accanto, il cast della serie tv «Beverly Hills 90210»: Luke Perry (1966 – 2019), che interpreta­va il personaggi­o di Dylan Mckay, è il terzo da sinistra; a destra, l’attore a New York nel giugno 2001; e, infine, in una recente immagine
I volti Qui accanto, il cast della serie tv «Beverly Hills 90210»: Luke Perry (1966 – 2019), che interpreta­va il personaggi­o di Dylan Mckay, è il terzo da sinistra; a destra, l’attore a New York nel giugno 2001; e, infine, in una recente immagine
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy