Corriere della Sera

Montalbano e il partito sparito

- di Massimo Gramellini

Pubblichia­mo in anteprima uno stralcio dell’ultima indagine del commissari­o Montalbano, affidatagl­i dal fratello appena eletto segretario del Pd. (Chiedo venia in anticipo a Camilleri per la sfrontatez­za e ai lettori siciliani per gli errori).

«M’a scusari, Salvo», disse ’u frati a Montalbano, «t’avissi a dari una camurria. Vulissi fari un partito di sinistra ca putissi pigghiari i voti delle pirsune di sinistra. Ma unni sunnu?». Montalbano si squietò, ma s’arricurdò di fari qualcosa che a sinistra non faceva chiù nessuno: niscì per la strata. E le vide, tutt’insemmula: passiavano sotto un cielo senza chiù cinquestel­le tradimento­se. Un tirribilio di operai precari, un soprassutt­a di insegnanti, pensionati e cristiani di periferia, chini di scanto e di ràggia. Tutte pirsune che non volevano chiù farsi babbiare dal picinusu Di Maio e da Salvini tragediato­re, ma che dumannavan­o attenzioni. Si erano rotte i cabasisi di essere cumannate da chiddu di Firenze, che scatenava scatasci solo per fari scumazza. Dopo tanto viriviri, speravano in tanticchia di quiete. Un puliticu lisciu, abbacato. E chi megghiu di me frati Nicola, pensò Montalbano, che non saprebbe ammazzari una mosca, ma potrebbe ligari con tutte le mosche du munnu pur di accidiri le zanzare? Che se poi la sinistra si rimette a fari la sinistra, macari la destra si mette a fari la destra e invece di scassare i cabasisi con i furasteri, accumincia a calari le tasse.

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