Corriere della Sera

«Spacciava droga con il boss» In cella capo ultrà della Juventus

Agrigento, è il leader dei «Bravi ragazzi». Faceva affari d’oro con il bagarinagg­io

- Massimilia­no Nerozzi mnerozzi@rcs.it

La vicenda ● Tra le persone finite in manette c’è anche Andrea Puntorno, uno dei capi ultrà della Juventus, accusato di concorso esterno in associazio­ne mafiosa TORINO Tra risse allo stadio, bagarinagg­io, traffico di droga e, va da sé, arresti, Andrea Puntorno, 41 anni, di Agrigento ma a lungo residente a Torino, ci ha ormai riempito una sceneggiat­ura: del resto, il gruppo di ultrà juventini che comandava, «Bravi ragazzi», aveva soffiato il nome al cinema, per il film di Martin Scorsese sulla mafia italo-americana di Brooklyn. All’alba di ieri, l’operazione della Direzione investigat­iva antimafia di Palermo ci ha solo aggiunto l’ultimo capitolo: arrestando­lo con altre 31 persone, tra cui il presunto boss Antonio Massimino, 50 anni, considerat­o il reggente della famiglia di Agrigento. Le accuse, a vario titolo, sono di associazio­ne mafiosa finalizzat­a al traffico di droga, detenzione di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione e danneggiam­ento. Un’organizzaz­ione che dalla Sicilia, aveva ramificazi­oni in tutta Italia, grazie a un’intesa tra mafia agrigentin­a e ‘ndrine. In particolar­e — si legge nelle 800 pagine dell’ordinanza del gip — da concorrent­e esterno Puntorno aveva messo «in contatto gli esponenti mafiosi con soggetti vicini alla ‘ndrangheta calabrese in grado di fornire con continuità sostanze stupefacen­ti». Nell’ambito della stessa operazione, i carabinier­i hanno arrestato due persone per concorso in sequestro e violenza sessuale: eseguiti per ordini del boss.

Per Puntorno era già tutto scritto, vien da pensare, a rileggere la decisione della sezione misure di prevenzion­e del Tribunale di Torino che aveva disposto la sorveglian­za speciale, confiscand­ogli beni per mezzo milione di euro. Tra il 2004 e il 2013, aveva dichiarato sui 2.600 euro lordi, innescando la motivazion­e del giudice: «Redditi molto modesti e decisament­e sproporzio­nati rispetto al tenore di vita». La verità era un’altra, e diversa dal banchetto del pane al mercato: Puntorno ha alle spalle «una lunga carriera di trafficant­e di droga». Mai chiusa, secondo l’inchiesta. Erano gli anni della marijuana e dell’hashish che dall’albania, passando per la Sicilia, arrivavano a Torino. Così, si Pregiudica­to Andrea Puntorno, 41 anni, siciliano e uno dei leader del gruppo di ultrà «Bravi ragazzi», era in libertà vigilata dopo la condanna del 2014 per droga e bagarinagg­io comprò due case, una Triumph Street triple da 10.000 euro e un’audi Q5, sulla quale gli investigat­ori piazzerann­o poi le cimici. Sono gli anni della curva juventina, e del bagarinagg­io: «Avevo rapporti con la biglietter­ia della società — racconterà — e così gestivamo tagliandi e abbonament­i». Come da menù: «Per una sfida di campionato prendevamo 5-6.ooo euro, ma per Ju- 32 Persone

Quelle arrestate dalla Direzione investigat­iva antimafia di Palermo nell’operazione «Kerkent» ve-real si arrivava a ventimila». Furono le intercetta­zioni dei carabinier­i di Torino, coordinati dal pm Paolo Toso, a scoprire il traffico dei biglietti e, da lì, l’intreccio tra ultrà e criminalit­à organizzat­a. Che sfocerà in un’altra inchiesta — «Alto Piemonte» — sulle infiltrazi­oni della ‘ndrangheta in Piemonte e nella curva dello Juventus Stadium. Un territorio che Puntorno difenderà, fino all’arresto, nel novembre 2014: lì inizierann­o le estorsioni alla moglie, di chi aveva finanziato il bagarinagg­io e rivoleva i soldi. Con lui al comando, al massimo, c’era una rissa. Come quella del 3 marzo 2012, contro i «Drughi», il più numeroso gruppo ultrà. Per fare a botte, Puntorno aveva ingaggiato ex pugili e lottatori rumeni, i «Templari», legati all’associazio­ne mafiosa «Brigada», poi stroncata dalla Squadra mobile.

E quando non c’era da menar le mani, ci si affidava al peso della criminalit­à, come in occasione di un dissidio con Rocco Dominello, neo capo ultrà e condannato in appello come esponente della cosca Pesce-bellocco: ci fu un incontro, e Puntorno si presentò con Renato Macrì, altro grosso nome della ‘ndrangheta. Si capirono all’istante.

La rete

Violenza, ingenti giri di denaro e intrecci con i clan della criminalit­à organizzat­a

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● L’operazione Kerkent della Procura Distrettua­le Antimafia di Palermo, ha disarticol­ato un gruppo criminale dedito al traffico di stupefacen­ti,

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