BOUTEFLIKA PRIGIONIERO, IL VUOTO DI ALTERNATIVE DEL «POUVOIR» ALGERINO
Fa tristezza vedere Abdelaziz Bouteflika confinato al rango di un Cernienko qualunque. Vent’anni fa era tornato da un esilio interno autoimposto, per tentare la scommessa impossibile di un punto di raccordo fra il terrorismo fondamentalista e il pouvoir, come viene chiamata l’ambigua nebulosa di militari e interessi economici che ha governato il paese fin dall’indipendenza. Qualunque cosa si pensi di lui, Bouteflika sovrasta per intelligenza politica di diverse spanne concorrenti e avversari e la scommessa allora gli riuscì. I movimenti fondamentalisti hanno via via rinunciato all’azione armata ma il pouvoir è rimasto, con il suo intrico di interessi e complicità: egli è riuscito a ridimensionarlo e smussarne alcune punte, facendo fuori qualche generale corrotto, ma ciò che ci sarebbe voluto per una vera democrazia in Algeria, non ha voluto o più probabilmente non ha potuto farlo. Dal pouvoir non si è paradossalmente districato e il suo immobilismo, reso più drammatico dalla malattia, è l’espressione di una paralisi che continua. Prova ne sia che molti degli attuali avversari — da Ouyahia a Benflis — sono suoi vecchi allievi mentre continua a pesare l’ombra dell’fln, il partito-stato che della guerra d’indipendenza vittoriosa porta un ricordo sempre più sbiadito da burocratismo e corruzione. Conquistata l’indipendenza, l’algeria ha subito la perdita di una intera ossatura produttiva e professionale (persino anagrafe e catasto furono trasferiti in Francia) e non è stata capace di dotarsi di una autonoma capacità agricola e industriale. In un paese dove non si produce nulla e si importa quasi tutto, la rendita petrolifera ha dato l’illusione di una autosufficienza che, complici crisi e sovrapopolazione, è presto svanita. Fra la folla che protesta sono molti gli hittistes — «quelli che sostengono i muri» — come vengono definiti i giovani disoccupati che sperano solo in un visto per la Francia. La protesta sa più di disperazione che di annuncio di rivolta; Bouteflika è probabilmente prigioniero più degli eventi che della sua ambizione, ma dietro il suo vuoto è difficile vedere alternative politicamente credibili.