Corriere della Sera

«Il primo marzo, la primavera e i miei ricordi»

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Anticament­e a Venezia il primo dell’anno («el cao de ano») si celebrava il primo di marzo e nel contempo iniziava la primavera, probabilme­nte il retaggio di una consuetudi­ne precristia­na, forse preromana. Ma, nella terra veneta, c’era un altro rito, diciamo pagano: il «Bati Marso». Lo spirito dell’antica tradizione consisteva nel passare nelle strade e nelle campagne battendo su bidoni vuoti, su barattoli di latta e altro secondo fantasia, per «svegliare la primavera» e scacciare gli spiriti maligni dopo i mesi invernali. Così mio nonno, quella mattina mi metteva in mano una latta e un bastone e mi mandava in giro per la campagna a fare tutto il chiasso che potevo. Capivo e non capivo, ma quella invezione mi metteva allegria. Il mio interesse prevalente era per i pantaloni corti che finalmente, come i miei coetanei, avrei potuto infilare al posto di quelli invernali. Qui poteva scattare il veto dei miei genitori perché il clima non era ancora adatto al cambio di stagione. Del resto: «marso, ogni mato va descalso». Ricordi lontani, di fanciullo degli anni 50 del secolo scorso; nonno e genitori sono defunti da tempo, ma il primo di marzo riesce sempre a risvegliar­e il loro ricordo con un vigore indelebile, ecologico ante litteram in ogni senso. Ubaldo Busolin

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