Stati Uniti e Cina, la mossa di Pechino sugli investimenti
Chiediamo un Manifesto per capire dove va la sanità. Siamo pronti a collaborare. Le aziende hanno bisogno di una road map per investire nel lungo periodo. Puntiamo su industria 4.0 e molecole biotecnologiche
PECHINO C’è la nuova legge sugli investimenti stranieri in Cina, in arrivo a tempo di record, tra le misure che Pechino sta mettendo sul tavolo dei negoziati per chiudere la guerra commerciale con gli Stati Uniti. La riforma sarà presentata al Congresso nazionale del popolo (il Parlamento cinese) l’8 marzo e votata il 15. Nessun dubbio sull’esito: passerà e nelle speranze di Xi Jinping e dei suoi negoziatori dovrebbe convincere Donald Trump a sotterrare l’ascia della guerra dei dazi. Nelle ultime ore c’è stata un’accelerazione. Il «Wall Street Journal» ha raccolto informazioni nei due campi secondo le quali ormai si lavora sui dettagli dell’accordo, che potrebbe essere pronto per un vertice in Florida il 27 marzo tra Trump e Xi. Per quella data Xi sarà rientrato dalle sue visite di Stato in Italia e Francia e sarà pronto a volare a Mar-a-lago. Le Borse in Asia hanno creduto alle voci di «buoni progressi»: Shanghai è salita dell’1,12 per cento e Shenzhen del 2,21 per cento. Tokyo ha chiuso a +1 per cento. Bene anche Hong Kong (+0,51 per cento). I termini dell’intesa secondo le ultime indiscrezioni: Pechino offre di abbassare i dazi e altre restrizioni sui prodotti agricoli, chimici e nel settore automotive americani (nell’industria automobilistica attualmente le tariffe cinesi sono al 15%); si impegna ad acquistare gas naturale americano per 18 miliardi di dollari e soia per altri miliardi. Questo per rispondere alla richiesta iniziale di Trump: abbattere il deficit da oltre 340 miliardi di dollari nella bilancia commerciale Usa nei confronti della Cina. Ma gli americani (compresi i democratici) esigono anche riforme strutturali del sistema economico cinese, che si avvantaggia di protezionismo e aiuti di Stato. Ecco dunque la legge che dovrebbe consentire investimenti stranieri senza l’obbligo di joint venture con le industrie cinesi, una riforma per proteggere la Proprietà intellettuale occidentale in Cina e mettere fine al trasferimento di tecnologia (sempre occidentale) imposto alle imprese che vogliono stare sul mercato cinese. Basteranno queste mosse cinesi? Gli analisti osservano che dopo lo scacco nel vertice di Hanoi con Kim Jong-un, il presidente americano ha bisogno di una grande intesa con Xi per potersi continuare a definire «L’artista dell’accordo». Ma, come si è visto nel dossier nordcoreano, Trump è sempre capace di alzarsi dal tavolo e andarsene. «Wait and see», aspettare e vedere quello che accade, ama dire il presidente.