La rinascita di Avezzano grazie al cartone ondulato
Lo stabilimento Burgo si fermò nel 2014. Poi la svolta sostenibile
U na rinascita che profuma di carta, anzi di cartone. Di quello ondulato, resistente, adatto agli imballaggi. Un settore in ascesa, complice anche l’aumento delle vendite e delle spedizioni online. Ad Avezzano non ci credevano, invece è successo. Lo stabilimento del gruppo Burgo, chiuso cinque anni fa in seguito alla crisi del settore della carta grafica che si usa per realizzare periodici, cataloghi, volantini e libri, è rinato in seguito a una strategia di riconversione che ha potuto far leva proprio sul trend positivo della raccolta differenziata di materia prima a livello locale oltre che nazionale.
L’abruzzo è infatti una regione virtuosa, il consorzio nazionale Comieco dice che è tra le prime sei in Italia per livello di raccolta di carta e cartone già differenziati, quasi il doppio rispetto al sud. L’ultimo rapporto ufficiale, quello del 2017, ha fatto registrare più di 79 mila tonnellate di materiale raccolto con 59,5 chilogrammi per abitante, un dato superiore alla media nazionale (54,2 chili per abitante). Nel 2018 ha avuto una crescita del 3% e si stima possa ancora crescere di cinquemila tonnellate, arrivando a 84 mila. Il beneficio economico sarebbe di un milione di euro l’anno.
Oggi la crisi dello stabilimento Burgo di Avezzano è La produzione Lo stabilimento Burgo fu vittima della crisi delle arti grafiche. Ora si è rilanciato producendo materiale per i containerboard quasi un ricordo. Racconta Ignazio Capuano, ad del gruppo, che «la fabbrica si fermò nel 2014 e rimase solo un presidio di lavoratori a occuparsi del centro taglio a servizio delle altre cartiere. Ridurre la capacità produttiva fu una scelta obbligata, tutto il settore delle carte grafiche è in discesa con una riduzione di consumi di varie percentuali l’anno». Di 290 lavoratori, restarono in azienda solo trenta unità. Fu un colpo per tante famiglie. E anche per l’intero Abruzzo, piegato oltre che da calamità e crolli anche dal venir meno di alcune certezze legate a storici insediamenti produttivi come quello di Avezzano. «Furono in tanti a comprendere la gravità della situazione — continua Capuano — e ad accettare i trasferimenti in altre sedi, alcuni finirono a Sora e altri in Belgio. Lo fecero con grande spirito di sacrificio. La riapertura ci ha permesso di farli tornare nella sede abruzzese».
La rinascita, dopo la crisi e gli ammortizzatori sociali per chi non ebbe la possibilità di essere reimpiegato subito, è iniziata nel 2016. Con un investimento di circa venti milioni di euro in macchinari nuovi. Lo scorso 18 ottobre, la città intera ha festeggiato la scommessa basata sulla produzione di materiale per i cosiddetti containerboard. Si prevede che a regime la nuova linea raggiungerà una capacità pari a 200 mila tonnellate di materiali destinati alla realizzazione di cartone ondulato, che non conosce impatto ambientale perché rinnovabile e riciclabile al 100%. È stato necessario riconvertire anche le competenze degli operai. Ma il futuro è pieno di prospettive. L’idea di Burgo è quella di far diventare Avezzano un polo di eccellenza in questo settore.
L’azienda ha riaperto i battenti, man mano le attività sono riprese, oggi il fatturato dello stabilimento si attesta tra i 90 e i 100 milioni di euro (su un totale di gruppo che sfiora i due miliardi) ma per l’abruzzo la cosa più importante è stata restituire un lavoro a 120 persone. «Il merito è stato dell’azienda ma anche dei sindacati, dei lavoratori, delle istituzioni.
Insomma, il sito produttivo è ripartito anche grazie alla determinazione di un’intera comunità», sottolinea Capuano. «Un segnale di fiducia e di speranza importante», afferma il sindaco Gabriele De Angelis.
L’impegno
Venti milioni investiti in macchinari nuovi. E 120 persone hanno riacquistato il lavoro