Corriere della Sera

Ronaldo fa il nervoso,

Juve: gli sbuffi di CR7 verso la panchina, le frasi sibilline dell’allenatore. E il gossip parla di feste...

- Paolo Tomaselli

Minuto 64’25’’ di Napoli-juventus: Koulibaly e Maksimovic stanno impostando l’azione nella trequarti del Napoli. C’è un solo giocatore della Juve nella metà campo avversaria, ma ha rinunciato al pressing per cacciare un urlo, con un eloquente gesto di impazienza, verso la panchina di Massimilia­no Allegri. Il giocatore ovviamente è Cristiano Ronaldo, che più volte nel corso della ripresa si sbraccia, verso i compagni, ma anche verso la panchina, per chiedere alla squadra di salire, per spezzare la pressione napoletana. Non sono certo dinamiche nuove per Ronaldo, che nel Portogallo anche al Mondiale russo ha avuto lunghi conciliabo­li con il c.t. Santos e in uno dei questi è stato pizzicato dalle telecamere mentre diceva «stiamo giocando male». Cristiano ha espresso con il linguaggio del corpo lo stesso concetto applicato alla Juve: non siamo chiarament­e ai livelli di ostilità toccati da Carlitos Tevez, che dopo una sostituzio­ne diede del «codardo» al suo allenatore. Però la solitudine di Ronaldo — e il nervosismo del portoghese così ostentato da essere rilanciato ieri anche dalla stampa internazio­nale — si erano già visti a Madrid e si sono rivisti al San Paolo.

Le responsabi­lità non sono tutte di Allegri, che ieri ha dovuto incassare anche le frecciate di Benatia dal Qatar, avvelenato con l’allenatore che lo teneva parcheggia­to in panchina: «Con l’atletico potevano giocare molto meglio». Ronaldo invece avrà apprezzato il lacrimoso ricordo di Modric: «È chiaro che ci manca Cristiano, mancherebb­e a tutte le squadre del mondo e trovare un sostituto da 50 gol è quasi impossibil­e».

Lo stesso Ronaldo però non sembra brillante come qualche settimana fa, per non parlare di Mandzukic: la coppia che ha trainato la Juve per mesi adesso sbuffa come una locomotiva a vapore, potente e un po’ chilometra­ta. I centrocamp­isti come Pjanic e Can alternano pezzi d’autore a errori banali e pesanti. Però la differenza con l’atletico al Metropolit­ano ha dimostrato una cosa, in modo per adesso impietoso: la squadra di Simeone valorizza i suoi giocatori e va oltre i propri limiti; quella di Allegri, a differenza degli altri anni, non ha fatto fare passi evidenti in avanti quasi a nessuno, anzi ha convertito Dybala in un panchinaro di lusso. Visto che «per andare avanti insieme bisogna essere in due...» come ha sottolinea­to l’allenatore dopo la vittoria di Napoli che gli ha messo in tasca lo scudetto, è quasi riduttivo dire che in Champions Max si gioca tutto. Ammesso che non se lo sia già giocato.

Quindi adesso farebbe bene a seguire come in passato il proprio istinto e la propria ispirazion­e. Perché la Juve vista al San Paolo, con l’atletico non ha speranze di rimonta. E la frustrazio­ne e il nervosismo di Ronaldo non possono essere l’unica benzina, se il motore non è su di giri. Su di giri, ma in un altro senso è invece la macchina del gossip, perché ad attaccare la Juve ci si è messo pure Fabrizio Corona, raccontand­o di una festa, che si è tenuta a Torino mercoledì scorso, con svariate modelle e influencer. E alla quale avrebbero partecipat­o diversi giocatori bianconeri. L’unico rimedio a voci e distrazion­i è quello di restare in Europa, per tenersi impegnati.

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Max Allegri e Cristiano Ronaldo (Getty Images) A colloquio

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