Corriere della Sera

Dalla Germania ai campi di gara I nuovi «corrieri» del sangue fanno tremare tutti gli sport

Il ciclista Preidler confessa: «Così preparavan­o le sacche»

- Marco Bonarrigo

«Ho confessato perché stavo impazzendo: non dormivo, non mangiavo più. Piangevo e basta. Domenica ho scritto una mail di dimissioni alla squadra e mi sono presentato alla polizia di Graz. Andrò in prigione, ma almeno sono a posto con la coscienza».

Georg Preidler, austriaco, 28 anni, corre (anzi correva) in bici col team Groupamafd­j, tra i più importanti al mondo. Ha vinto una frazione al Giro di Polonia 2018, è stato terzo nel tappone di Corvara del Giro d’italia 2016. «Troverete anche il mio sangue nelle sacche sequestrat­e al dottor Mark Schmidt, a Erfurt, in Germania — ha detto Preidler —. Me lo sono fatto prelevare ma giuro: non l’ho mai usato». Il Comando Cobra della polizia criminale austriaca, che mercoledì scorso ai Mondiali di sci nordico di Seefeld (Austria) ha condotto l’operazione Erfurt — incastrand­o anche un fondista, Max Hauke, colto in flagrante durante una trasfusion­e — crede solo alla prima parte del racconto. Lunedì, dopo essere stato portato in cella, un altro ciclista, Stefan Denifl, vincitore di una tappa alla Vuelta, ha svelato il meccanismo che ha portato all’arresto, per ora, di dieci persone tra atleti e fiancheggi­atori.

Una catena di montaggio: sangue «potenziato» (prelevato a più riprese in un laboratori­o tedesco) e dosato in sacche veniva consegnato in hotel agli atleti prima delle gare ed estratto dopo la loro conclusion­e per eliminare le tracce di manipolazi­one. Operazione riuscita: i passaporti ematici dei corridori (approvati dalla Federazion­e e consegnati ai team prima della firma di un nuovo contratto, a garanzia della «pulizia» del corridore) risultavan­o impeccabil­i.

La giustizia austriaca non è quella spagnola di dieci anni fa, il dottor Schmidt non è il dottor Fuentes dell’operación Puerto, la più grande occasione mancata della storia dell’antidoping. «A Erfurt — ha spiegato il procurator­e Kai Graber — abbiamo sequestrat­o sacche di almeno 40 atleti di sei sport diversi. Sono contrasseg­nate da sigle e codici: dagli arrestati accetterem­o solo confession­i con nomi e cognomi». Il dottor Schmidt, in cella col padre Ansgard, suo braccio destro, sta collaboran­do,

La situazione Licenziato Georg Preidler, il ciclista austriaco ieri ha confessato che c’è anche il suo sangue tra le sacche sequestrat­e (Afp)

Da Seefeld a Erfurt Dopo il blitz al Mondiale di sci nordico, la polizia austriaca smaschera il dottor Schmidt

le intercetta­zioni fanno il resto. Tremano sciatori, ciclisti, specialist­i dell’atletica leggera, calciatori, pattinator­i sul ghiaccio e triatleti. Karel Tammjarv, uno dei fondisti arrestati, ha parlato di reclutamen­to basato sul passaparol­a e spesa per le «cure» tra gli 8 e i 15 mila euro l’anno.

Grande imbarazzo tra le Federazion­i coinvolte e l’agenzia mondiale antidoping, la Wada. Ieri l’unione ciclistica internazio­nale ha ammesso di essere stata tenuta all’oscuro dell’inchiesta. Nelle due ruote l’ultimo passaporto biologico irregolare risale a ben sei anni fa, gli ultimi dopati di alto livello smascherat­i a quattro. Nello sci nordico, a dispetto dell’allarme lanciato due anni fa dal Sunday Times su decine di fondisti con valori sballati, nessuno è stato mai sanzionato direttamen­te. Nel calcio, dopo un’apparizion­e ai Mondiali 2014, il passaporto è andato in soffitta. E all’ultimo convegno della Wada, a Roma, i ricercator­i scettici sull’efficacia di questo strumento di controllo delle oscillazio­ni ematiche, presentato come infallibil­e acchiappab­ari, erano molti: le microdosi (di Epo e di sangue) ne vanificher­ebbero ogni utilità.

Ieri su Twitter l’ex ciclista danese Rasmussen ha pubblicato i dati del passaporto degli anni in cui si dopava: «Allora risultavo pulito — ha ironizzato l’ex maglia gialla del Tour —, oggi sarei pulitissim­o. Il passaporto è lontano dalla perfezione».

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