Un escamotage linguistico E si va avanti per i fondi Ue
La Telt domani darà il via libera alla Tav. E l’utilizzo della terminologia giuridica francese — «avis de marchés», cioè «inviti a presentare candidatura» — consente ai 5 Stelle, con un escamotage linguistico, di dire che si tratta di semplice «manifestazione di interesse» e non di bandi. Ma il via libera sarà necessario per non perdere 300 milioni di finanziamenti europei. Il diritto francese prevede che nei primi sei mesi dalla pubblicazione dei bandi ci sia un’indagine di mercato per informare le aziende. Alla fine dei sei mesi si procede con i capitolati d’appalto, a meno che non si utilizzi la «clausola di dissolvenza»: in quel caso i bandi decadono, senza oneri per nessuno. Di norma, il recesso unilaterale è possibile per motivi di «interesse nazionale», in questo caso c’è anche la clausola del «preventivo avallo» dei governi, allo scadere dei sei mesi, formula concessa diverse settimane fa dal direttore generale di Telt Mario Virano. Dire che con questa procedura «non si vincoleranno i denari degli italiani» non è corretto. Perché lo sono già da ora. Secondo i calcoli tratti dalle due stesse relazioni sulla Tav (quella economica di Ponti e quella giuridica di Pucciarello) si dovrebbero pagare quasi quattro miliardi in caso di recesso unilaterale. Con la decisione della Telt, partono dunque i bandi per i primi tre lotti, in territorio francese, per scavare 45 chilometri di tunnel. Non avviare i lavori è quasi impossibile: ci sono sette trattati e due leggi nazionali che obbligano ad andare avanti. A meno che l’italia non riesca a trattare con Francia e Ue la rimodulazione complessiva del trattato.