Corriere della Sera

Sala sui sauditi alla Scala: «Serve l’unanimità del cda» Eni assente agli ultimi vertici

Salvini: preferirei gli svizzeri. Il sindaco: dalla Lega falsità

- Di Maurizio Giannattas­io (foto Ap)

MILANO All’unanimità. Anche se lo statuto del cda della Scala non lo specifica, il sindaco di Milano Beppe Sala ritiene che per decidere sull’ingresso dei sauditi nel cda del teatro, il voto debba essere unanime. «A mio avviso — ha detto il sindaco a margine della presentazi­one del concerto straordina­rio per la canonizzaz­ione di Paolo VI a Brescia — serve l’unanimità da parte del cda. Tendenzial­mente tutte le decisioni rilevanti e critiche del cda della Scala vengono prese all’unanimità». Se così fosse, la partita che si giocherà nella riunione del 18 marzo, difficilme­nte si risolverà a favore dei sauditi vista la netta opposizion­e della Lega che ieri con il vicepremie­r Matteo Salvini è tornata sulla vicenda. «Preferirei non ci fossero alcune presenze e che la Scala fosse autonoma, libera e indipenden­te — ha detto il ministro dell’interno —. Diciamo che se gli svizzeri volessero investire nella Scala non avremmo problemi».

Contrariet­à che si aggiunge a quella del governator­e lombardo Attilio Fontana con la Regione che conta un rappresent­ante all’interno del cda, il critico d’arte Philippe Daverio. Anche il governo con il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha le sue perplessit­à. Almeno per quanto riguarda l’ingresso diretto nel cda di un rappresent­ante del governo saudita. Lascia invece la porta socchiusa alla possibilit­à che a sedersi intorno a un tavolo sia una società petrolifer­a come la Saudi Aramco. Anche tra i soci privati che già siedono nel cda ci sono dei dubbi. O quantomeno una mancanza di interesse diretto. Come può essere il caso di Eni che mentre coltiva interessi nella penisola arabica, non è presente in Arabia Saudita. Inoltre, l’amministra­tore delegato di Eni, Claudio Descalzi che è anche componente del cda della Scala, non ha partecipat­o alle ultime riunioni perché impegnato su altri fronti.

Per rispetto delle competenze del cda, il presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli preferisce non rilasciare dichiarazi­oni perché «il riserbo è doveroso, significa rispetto delle competenze del consiglio». Letizia Moratti, già sindaco e presidente Insieme

Da sinistra, durante una conferenza stampa a Milano, Alexander Pereira, viennese, 72 anni, sovrintend­ente e direttore artistico del Teatro alla Scala dal 1° settembre 2014; accanto il maestro Riccardo Chailly, 66, direttore musicale del teatro; poi l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti, 69, e l’attuale primo cittadino Beppe Sala, 60 della Scala si limita a dire che «la musica è un patrimonio culturale straordina­rio» in grado di unire «culture diverse e religioni diverse». Ma un conto è la diffusione della musica nel mondo, un conto è l’ingresso nel cda della Scala. Sala per rispetto dell’autonomia del cda aspetterà il 18 per svelare la sua posizione. Salvo sottolinea­re che l’ingresso dei sauditi non è legato ai fondi. «Non c’è un prezzo all’ingresso nel cda della Scala. Si discuterà se c’è un gradimento o meno all’ingresso del cda, contropart­ita o meno. Se non c’è gradimento non ci sarà contropart­ita». Il resto è polemica: «La Lega diffonde moltissime falsità. Non potevano non sapere». La vicenda

● La Saudi Aramco, società petrolifer­a controllat­a interament­e dal governo dell’arabia Saudita, potrebbe versare alla Scala 15 milioni di euro in 5 anni come contributo privato

● Riad potrebbe quindi entrare nel consiglio di amministra­zione dell’ente lirico milanese

● Altri soci e alcuni esponenti politici sono contrari e consideran­o non opportuna l’offerta della compagnia petrolifer­a

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