Corriere della Sera

Reddito, sfida sulla soglia minima di 858 euro

È il livello sotto il quale si può rifiutare l’offerta di lavoro. M5S rilancia: salario minimo di 9 euro l’ora

- Enrico Marro

Entra nel vivo, oggi al Senato, la discussion­e sul salario minimo per legge, il nuovo cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle dopo il «reddito di cittadinan­za». Anzi, a ben vedere, già nel decretone su reddito e «quota 100» i pentastell­ati hanno creato un “ponte” verso la retribuzio­ne minima di legge, stabilendo, con un emendament­o, che un lavoro offerto a un beneficiar­io del sussidio non possa prevedere un salario sotto 858 euro al mese (il 10% in più dei 780 euro). Un livello che però è superiore a quello previsto per le qualifiche base di alcuni contratti (per esempio un apprendist­a parrucchie­re prende 829 euro) e che metterebbe fuori gioco i lavoratori Anpal Domenico Parisi, il nuovo presidente di Anpal stagionali e quelli part time. Per questo le imprese premono affinché il decretone, ora all’esame della Camera, venga modificato.

Allo stesso tempo però, in commission­e Lavoro al Senato, si stanno esaminando due proposte di legge che potrebbero avere un effetto spiazzante molto superiore.una del Pd, primo firmatario Mauro Laus, l’altra dei 5 Stelle, presentata da Nunzia Catalfo, già autrice della prima proposta di «reddito di cittadinan­za». La proposta Laus stabilisce che la retribuzio­ne per ora di lavoro non possa scendere sotto i «9 euro al netto dei contributi previdenzi­ali e assistenzi­ali», quella di Catalfo si attesta sempre sui 9 euro ma «al lordo degli oneri contributi­vi e previdenzi­ali». Così, un lavoratore standard (8 ore al giorno dal lunedì al sabato) non potrebbe prendere meno di 360 euro alla settimana, circa 1.500 euro lordi al mese. Un livello giudicato insostenib­ile dalle imprese. Basti pensare che 9,19 euro lordi l’ora è il livello del salario minimo in Germania, dove però la retribuzio­ne lorda è mediamente del 30% più alta che in Italia. Oggi in commission­e Lavoro partono le audizioni. Prima i sindacati poi le associazio­ni imprendito­riali.

Per le aziende 9 euro l’ora sono in molti casi più di quanto previsto dai minimi retributiv­i dei contratti di categoria mentre i sindacati temono che fissando un salario base di legge per tutti i lavoratori, e non solo per quelli non coperti dai contratti nazionali, si pongano le condizioni per rendere inutile il contratto stesso (e quindi la funzione di chi lo negozia). Cgil, Cisl e Uil propongono invece di usare la legge per estendere i contratti nazionali e i relativi minimi retributiv­i ai lavoratori che non ce l’hanno. Di attuare cioè l’articolo 39 della Costituzio­ne. Ma il punto, in realtà, è politico: i 5 Stelle sono convinti di tutelare i lavoratori meglio dei sindacati. Che ovviamente non ci stanno. Il vicepremie­r Luigi Di Maio potrebbe affrontare direttamen­te con loro la questione nel vertice che ha convocato per domani con Landini (Cgil), Furlan (Cisl), Barbagallo (Uil) e Capone (Ugl). Ma, avvertono i 5 Stelle, poi a decidere sarà il Parlamento.

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Alla guida ● Pasquale Tridico, docente di Economia del lavoro all’università di Roma Tre, indicato alla presidenza dell’inps

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