Corriere della Sera

«L’impegno di Corrado Rocchi in memoria del figlio»

- Paolo Pisanò

Il 23 novembre 1944 i partigiani comunisti del Parmense rapirono Ottaviano Rocchi, figlio ventiduenn­e di Corrado Rocchi, nato a Roma nel 1894, giornalist­a e fascista della prima ora, all’epoca direttore de Il Popolo di Brescia. Il 1° dicembre 1944 Ottaviano fu assassinat­o dai suoi carcerieri a Scurano, frazione del Comune di Neviano degli Arduini (PR). Il 23 dicembre 1944 il padre scrisse a Mussolini: «Duce, la notte del primo corrente il mio unico figlio Ottaviano, già volontario nei Battaglion­i GIL e combattent­e sul fronte di Nettuno, laureando in legge, veniva fucilato dai partigiani comunisti … dopo diciotto giorni dalla sua cattura quale ostaggio. In questo periodo fu spogliato, vilipeso, battuto e per tre volte posto al muro. Era colpevole di possedere la tessera di fascista repubblica­no e di essere mio figlio. Fino all’ultimo tenne fede al giuramento. … Ora che alla mia famiglia è tolto il più, in nome del mio patimento e della mia solitudine, chiedo che in

memoria di Ottaviano Rocchi sia concessa la grazia della vita a un partigiano condannato a morte». Mussolini invitò a colloquio il genitore straziato e accolse la sua richiesta. In forza del mandato per la vita così ottenuto, nel marzo 1945 Corrado Rocchi si prodigò per salvare dalla fucilazion­e l’avv. Primo Savani detto «Mauri», esponente del CLN (che sarà poi sindaco di Parma) arrestato dalla Sicherheit­spolizei e si adoperò in favore di altri antifascis­ti finiti nei guai. Infine, appreso che anche il partigiano diciottenn­e Pinon Sargenti di Panocchia (frazione di Parma), catturato dai tedeschi con le armi in pugno, stava per essere fucilato, chiese di parlargli e al termine del colloquio ottenne dal comandante germanico che gli fosse salvata la vita. Scampato alle stragi partigiane della primavera 1945, il 22 giugno 1946 Corrado Rocchi fu condannato dalla Corte d’assise straordina­ria di Brescia a sei anni per collaboraz­ionismo poi amnistiati.

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