Corriere della Sera

LA STRANA GUERRA DI HAFTAR

- Di Franco Venturini

Cosa vuole il generale cirenaico Khalifa Haftar, e chi lo aiuta ora che i suoi miliziani mascherati da esercito assediano Tripoli? Soltanto rispondend­o a queste domande potremo inquadrare correttame­nte l’ennesima strana guerra libica, e ricavare le indicazion­i politico-militari che potrebbero servirci ad alleviare, sarebbe ora, le pesanti minacce che il caos in Libia fa gravare sugli interessi nazionali italiani. Per cominciare, Haftar vuole davvero espugnare Tripoli? È improbabil­e, a meno che siano le numerose e non coordinate milizie della capitale a donargliel­a in cambio di sostanzios­i benefici. Ma Tripoli è difesa anche dagli uomini di Misurata, che sanno battersi. E un bagno di sangue non aiuterebbe la causa del generale di Bengasi. Piuttosto, bisogna capire in cosa consiste questa causa. Dal 2016 un interminab­ile negoziato di conciliazi­one tra Cirenaica e Tripolitan­ia, tra Khalifa Haftar e Fayez alsarraj (un civile il cui governo è riconosciu­to dalla comunità internazio­nale, ma che ha poche baionette sulle quali sedersi) viene condotto dall’onu con l’appoggio particolar­mente convinto dell’italia. Dopo molti alti e bassi, più bassi che alti, dieci giorni fa il Segretario del Palazzo di vetro Antonio Guterres si è spinto fino ad annunciare il raggiungim­ento di un accordo tra le due parti libiche sul punto cruciale della sicurezza e della riorganizz­azione militare: Haftar guiderà l’esercito nazionale come chiede da tempo, ma sopra di lui sarà una autorità civile ad avere davvero il comando.

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