LA STRANA GUERRA DI HAFTAR
Cosa vuole il generale cirenaico Khalifa Haftar, e chi lo aiuta ora che i suoi miliziani mascherati da esercito assediano Tripoli? Soltanto rispondendo a queste domande potremo inquadrare correttamente l’ennesima strana guerra libica, e ricavare le indicazioni politico-militari che potrebbero servirci ad alleviare, sarebbe ora, le pesanti minacce che il caos in Libia fa gravare sugli interessi nazionali italiani. Per cominciare, Haftar vuole davvero espugnare Tripoli? È improbabile, a meno che siano le numerose e non coordinate milizie della capitale a donargliela in cambio di sostanziosi benefici. Ma Tripoli è difesa anche dagli uomini di Misurata, che sanno battersi. E un bagno di sangue non aiuterebbe la causa del generale di Bengasi. Piuttosto, bisogna capire in cosa consiste questa causa. Dal 2016 un interminabile negoziato di conciliazione tra Cirenaica e Tripolitania, tra Khalifa Haftar e Fayez alsarraj (un civile il cui governo è riconosciuto dalla comunità internazionale, ma che ha poche baionette sulle quali sedersi) viene condotto dall’onu con l’appoggio particolarmente convinto dell’italia. Dopo molti alti e bassi, più bassi che alti, dieci giorni fa il Segretario del Palazzo di vetro Antonio Guterres si è spinto fino ad annunciare il raggiungimento di un accordo tra le due parti libiche sul punto cruciale della sicurezza e della riorganizzazione militare: Haftar guiderà l’esercito nazionale come chiede da tempo, ma sopra di lui sarà una autorità civile ad avere davvero il comando.