Tonno e cracker
Una famiglia di immigrati non paga la mensa scolastica della figlia, non risponde ai solleciti, non richiede esenzioni, semplicemente se ne infischia. Il Comune veronese di Minerbe fa sedere la piccola a tavola con i compagni, ma anziché il pasto completo le serve un pacchetto di cracker e una scatoletta di tonno. La bambina scoppia in lacrime, l’opposizione si indigna, il sindaco leghista si difende: lo devo fare per correttezza verso le famiglie che pagano la retta. Una motivazione inoppugnabile, ma proviamo a rovesciarla. La decisione provoca un danno anche alle famiglie in regola con i pagamenti. Se i loro figli vedono piangere la compagna per una faccenda di pietanze, che idea si faranno della scuola e del mondo?
I bambini non conoscono ancora le disuguaglianze. Impareranno a farci i conti più
in là, ma durante l’infanzia pensano che le gerarchie sociali non esistano o siano ininfluenti. Sbattergliele in faccia significa sconvolgerli. Tutti, indistintamente. La bambina costretta a una dieta di cracker si porterà dietro l’umiliazione per sempre. Ma anche quelli che ricevono gli spaghetti al sugo proveranno imbarazzo, a meno che non abbiano la sensibilità di un sottosegretario. E faranno conoscenza con il senso di colpa, una iattura che si trascineranno nell’età adulta. Chi urla «Prima gli italiani» non si rende conto del danno che sta facendo agli italiani. L’unica ad averlo capito sembra essere stata la maestra. Che ha rinunciato al suo pasto per darlo alla bambina.
P.s.: Ieri sera il calciatore Candreva ha annunciato che pagherà lui la retta.