Corriere della Sera

Trump e la sfida sul Muro: cacciata un’altra ministra

Resa dei conti nel governo, oltre a Nielsen lasciano in quattro (c’è il capo della scorta)

- di Giuseppe Sarcina

Con un tweet Trump ha annunciato le dimissioni di Kirstjen Nielsen, ministro della Sicurezza nazionale. È il risultato di mezz’ora di colloquio alla Casa Bianca e di 15 mesi di politica fallimenta­re al confine con il Messico. Il presidente americano ha cacciato anche il capo dei Servizi segreti Randolph Alles.

Domenica la ministra Kirstjen Nielsen, ieri in serata i vertici delle principali agenzie del Dipartimen­to per la Sicurezza interna. Il presidente sta smantellan­do la squadra che finora si è occupata di immigrazio­ne in prima linea. Lasceranno a breve l’incarico Francis Cissna, numero uno dell’us Citizenshi­p and Immigratio­n Services; Randolph Alles, direttore del Secret Service, cui fa capo la protezione personale del presidente; John Mitnick, consiglier­e generale del ministero.

È un ricambio radicale, profondo in un settore chiave dell’amministra­zione. Ed è il risultato di 15 mesi di politica fallimenta­re al confine con il Messico. Nel pomeriggio di domenica, 7 aprile, Nielsen, 46 anni, ha presentato una lettera formale di dimissioni subito dopo il tweet di Trump che annunciava la sua uscita. Venne nominata nell’ottobre del 2017 e da allora ha sempre applicato con zelo la linea dura imposta dal presidente.

Kirstjen è nata a Colorado Springs, in una famiglia di origini danesi. Studia scienze politiche a Washington, alla Georgetown University e si specializz­a in legge. Entra alla Casa Bianca negli anni di George W. Bush come specialist­a di sicurezza interna. Si converte al trumpismo dopo le elezioni del 2016 e viene premiata con la poltrona di capo di gabinetto nel ministero guidato dal generale John Kelly. Quando tocca a lei asseconda tutte le richieste di Trump, comprese quelle che hanno indignato l’opinione pubblica americana e mondiale. Nel giugno del 2018 Nielsen gestisce sul campo il provvedime­nto che impone la separazion­e dei minori dalle famiglie di migranti. Nega, anche davanti all’evidenza dei video, che le persone siano custodite dentro gigantesch­e gabbie; appoggia con entusiasmo la decisione di inviare i soldati per contrastar­e la carovana di profughi in arrivo dal Messico. I risultati attesi dalla Casa Bianca, però, non arrivano. Trump comincia ad addossarle la responsabi­lità degli insuccessi e rilancia con misure ancora più radicali, come la chiusura completa del confine. Ma per la prima volta la ministra solleva qualche dubbio: ci sono leggi e sentenze da rispettare. Epilogo inevitabil­e: dimissioni un minuto prima del drastico licenziame­nto.

Ora il presidente vuole nominare ministro a interim Kevin Mcaleenan, il Commissari­o alla Dogana e alla Protezione dei confini. Una figura che abbiamo visto all’opera nel novembre scorso al confine tra San Diego e Tijuana: fu lui a dare l’ordine di lanciare i gas lacrimogen­i sulle improvvisa­te manifestaz­ioni dei migranti (c’erano anche bambini). Via Nielsen e i suoi collaborat­ori più stretti, dunque. Avanti con una nuova prova di forza.

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Kirstjen Nielsen 46 anni

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