Salvini e l’accusa dell’«amico Luigi»: ma io non ti dissi nulla sui gilet gialli
Il vicepremier lancia l’asse per le Europee: saremo il primo gruppo a Strasburgo
MILANO All’inizio, la tentazione è quella di liquidare: «Qui stiamo lavorando a un progetto grande, l’europa dei prossimi decenni. Le polemiche locali ci interessano poco...». Poi, però, la domanda sulla lettera di Luigi Di Maio al Corriere («Basta scortesie con i ministri a 5 Stelle») tocca dentro Matteo Salvini: «Io non commento le iniziative degli altri». Per esempio, «quando il mio amico Luigi Di Maio — e dico amico e non compagno di governo — va a Parigi e incontra qualcuno che mette in difficoltà il governo, io non commento». Il riferimento è trasparente come l’aria, il vicepremier si riferisce all’incontro in Francia tra Di Maio e il più estremista tra i leader dei gilet gialli, Christophe Chalençon, che ha portato al richiamo in patria dell’ambasciatore francese.
Una volta che la miccia è accesa, Salvini non cerca di spegnerla. Di Maio parla di «principio di progressività» da applicare alla flat tax. E qui il tono del leader leghista diventa gelido: «Flat tax significa tassa piatta, fissa, unica. Non esiste una flat tax progressiva». E se il capo dei 5 Stelle si propone come «garante» della flat tax, Salvini torna liquidatorio: «A me interessa la sostanza, mantenere l’impegno preso con gli italiani di ridurre le tasse». E le novità fiscali quest’anno si devono «all’insistenza della Lega e alla manovra votata dal governo per le partite Iva e gli artigiani. Ora dobbiamo entrare nelle case delle famiglie e dei lavoratori dipendenti» e «conto che si mantenga questo impegno».
Ma è vero che ieri la questione ha appassionato poco Salvini. Per lui, è il giorno della rifondazione europea, la nascita dell’alleanza «che costruirà l’europa dei prossimi decenni». Con un obiettivo: fare dei sovranisti «il primo gruppo, il più numeroso della futura Unione. Ed essere presente in quasi tutti gli Stati membri». Quanto a lui, alle Europee sarà capolista in tutte le circoscrizioni.
Per chi ancora ritiene che prima o poi Salvini dovrà comunque tornare al centrodestra, ecco una dichiarazione di valore strategico: «Partito democratico e Forza Italia è difficile che parlino di cambiamento in Europa, visto che la governano da decenni. Mentre noi, che mai abbiamo avuto neanche una sottocommissione, una nuova idea la possiamo proporre». Insomma, l’obiettivo è «essere decisivi, nominare commissari, contare».
L’embrione dell’alleanza è già lì, al tavolo dell’hotel Gallia di Milano. E c’è il nuovo nome: Alleanza europea dei popoli e delle nazioni. Anche se la sigla non risulterà proprio musicale: Eapn. In sala ci sono Jörg Meuthen di Alternative für Deutschland, Olli Kotro di «Veri finlandesi» e Anders Vistisen del Partito popolare danese. Non gli alleati ormai classici come Marine Le Pen o l’austriaco Heinz-christian Strache. Perché, spiega Salvini, «oggi io sono uno e trino, rappresento tutti i partiti che già sono nell’enf», l’eurogruppo a cui appartiene la Lega. In ogni caso, la grande manifestazione di tutti i sovranisti, con i leader sul palco, ci sarà: a Milano il 18 maggio. Se Salvini è felice del fatto che la «nuova Europa parta da Milano»,
A Milano
Il 18 maggio l’evento con i leader stranieri a Milano. Il vicepremier capolista in tutta Italia
Meuthen omaggia il padrone di casa: «Sta facendo un buon lavoro al governo, è improbabile che sia lui il presidente della Commissione, ma se lo volesse ne saremmo ben contenti».
I 5 Stelle hanno però accusato alcuni degli alleati internazionali della Lega, tra l’altro, di negazionismo della Shoah. Meuthen si incarica della risposta: «Il nazismo fu barbarie, quelle atrocità sono realtà storica e non so come si possa metterla in dubbio, l’olocausto è il fatto più grave e triste della storia tedesca». Conclude Salvini: «Siamo e rimarremo in democrazia. I diritti conquistati rimarranno a disposizione di tutti».